domenica 19 ottobre 2014

Previsione senza prevenzione?



Si conclude una settimana nella quale ho partecipato direttamente o come organizzatore a tre eventi dedicati alla prevenzione dei rischi naturali, con la diffusione di conoscenze e buone pratiche.
Lo scorso fine settimana si è tenuta la giornata di recupero della manifestazione Io non Rischio, quest'anno dedicata non solo al terremoto ma anche a maremoto ed alluvioni.
Giovedì  è stata la giornata di The Great Shake Out, iniziativa internazionale sulla consapevolezza dei comportamenti corretti in caso di terremoto.
Infine ieri il Centro Ricerche Sismologiche dell'OGS ha ospitato oltre 250 visitatori nella iniziativa Porte Aperte.
Lungo tutto questo periodo sui media e sui social imperversava la discussione a seguito dei danni e dei morti causati dalle alluvioni a Genova, Parma e Trieste.
Il mio pensiero al riguardo è che da questo tipo di disastri emerga una lezione che vale non solo per le alluvioni ma anche per terremoti, maremoti ed eruzioni: la previsione senza prevenzione è inutile.
Per gli eventi meteorologici estremi la previsione è più facile che non per gli altri disastri. Anche i singoli cittadini, evitando i siti di meteobufale, possono andare direttamente alle fonti delle previsioni, e non dovrebbe essere difficile imparare a leggere una mappa delle fulminazioni o i rilievi dei radar meteo che sono disponibili per molte zone del territorio italiano (vedi ad esempio Emilia-Romagna, Toscana, Friuli Venezia Giulia, Liguria e Piemonte, Veneto).
Quando però la pioggia cade copiosa e i fiumi esondano o i pendii diventano instabili, i danni sono inevitabili se non si sono messe in atto misure adeguate di prevenzione, e non c'è previsione che aiuti. Tutti hanno visto le immagini di Genova con i corsi d'acqua tombati, costretti in alvei troppo stretti e con negozi che occupavano arcate dei ponti. Meno circolazione hanno avuto le foto del dissesto di Muggia (TS) dove una persona è stata uccisa dal fango e dai detriti che hanno invaso la sua abitazione nonostante che il pendio retrostante fosse stato oggetto di un intervento di chiodatura di reti metalliche. L'intervento si è rivelato inadeguato alle precipitazioni eccezionali degli ultimi giorni.
Infine, anche in questa occasione non è mancato il lavacro delle coscienze nazionali perchè sì, avremo costruito male, abusivamente, fregandocene delle pericolosità del territorio, ma poi arrivano gli Angeli di Qualcosa e tutti ci sentiamo più buoni. Gli Angeli del Fango, o del Terremoto (vorrei poi vedere gli Angeli della Lava...) non sono la soluzione, sono parte del problema. In Italia esistono strutture tecniche e volontari organizzati, ma se le autorità locali (sindaci in primis) non sanno che a loro compete l'organizzazione ed il coordinamento della attività emergenziali non possiamo che essere pessimisti circa gli eventi naturali che ci attendono dietro l'angolo. Se continuiamo a sperare che dalla disorganizzazione emerga l'efficienza, possiamo stare sicuri che le emergenze diventeranno crisi ingestibili e disastri in-naturali.
Quando minacciava una forte nevicata, i miei nonni mettevano un badile dietro l'uscio, così da poter spalare la neve dal propio cortile e magari aiutare l'anziana signora della casa di fronte. Mi sembrava normale, invece ero allevato, a mia insaputa, dagli eroici Angeli della Neve