mercoledì 31 dicembre 2014

Bilancio sismico del 2014

Oggi si conclude un anno decisamente sotto la media dal punto di vista sismico per l'Italia.
Rispetto alla media decennale, il 2014 ha fatto registrare molti meno eventi.
Dalla figura qui sotto si possono trarre diverse indicazioni.
La linea arancione è la media dei terremoti per anno in funzione della magnitudo. La linea blu è il numero di terremoti del 2014. Come si vede le linee sono quasi parallele, ma la linea blu è sempre più bassa. Chi non ama i grafici logaritmici, può cosiderare le linee tratteggiate, che indicano il numero di eventi pari ad uno al giorno, uno alla settimana, uno al mese ed uno all'anno. Si vede così che le magnitudo del 2014 sono sempre più basse della media. Negli ultimi dieci anni la magnitudo media giornaliera è stata 2.8 contro 2.7 del 2014. l'evento capitato in media una volta a settimana era 3.6 contro 3.4 del 2014, l'evento medio mensile 4.2 contro 3.9 del 2014, ed infine l'evento medio annuale è stato 5.2 contro un massimo del 2014 di 4.7 (tra l'altro capitato poco oltre il confine francese).
Quindi, per tutti quelli che si sono agitati per ogni piccola sequenza, mettetevi il cuore in pace, il 2014 è stato un anno sismicamente scarso.
Oltre a scrivere "nn mi piace" per ogni terremotino avete fatto qualcosa per ridurre il vostro rischio sismico? Avete seguito i consigli di www.ionon rischio.it? Siete passati in Municipio a informarvi sul piano di protezione civile ed arrabbiarvi se non lo hanno ancora predisposto? Se sì, bene; altrimenti ecco un buon proposito per il 2015: voglio essere più resiliente! (non dimenticate che avete perso un'altro anno prima del prossimo forte terremoto).


sabato 20 dicembre 2014

Conviene andarsene dal Chianti?

D.  Secondo lei merita lasciare la zona del Chianti per andare in una seconda casa nel Mugello ? Infatti questa zona è a più elevato rischio sismico e potrebbe esserci una correlazione tra le due zone? 

R. Bella domanda, ma per rispondere bisogna innanzitutto evitare di confondere rischio e pericolosità. Il rischio coinvolge non solo la probabilità che avvenga un terremoto (pericolosità) ma anche quanto sono in grado di resistere o meno gli edifici (vulnerabilità). La mappa qui sotto è presa del sito della Protezione Civile e forsnice una stima, basata su dati ISTAT di qual è nei comuni italiani la percentuale di abitazioni in classe A di vulnerabilità (contrariamente all'efficenza energetica, qui la classe A è la peggiore, sono edifici che si possono danneggiare anche per terremoti non molto forti)

Questo significa che non è detto che una casa nel Mugello sia a maggiore rischio che nel Chianti. Se la casa è stata costruita con criteri antisismici nel Mugello, mentre nel Chianti non è progettata per resistere ai valori di norma sismica, la casa nel Mugello ha un rischio più basso. Bisogna poi considerare anche l'effetto dei terreni di fondazione. I sedimenti soffici (sabbie, argille) amplificano il moto del suolo molto più dei suoli rigidi e delle rocce. Quindi "nel Mugello" è un po' vago. Se la casa è sui versanti della valle, a parità di vulnerabilità rischia meno che se sta sul fondovalle. I bacini chiusi, come il Mugello, soffrono poi anche di una amplificazione dovuta all'intrappolamento delle onde sismiche nel fondovalle.
La buona notizia è che questi fenomeni di amplificazione, così come altri casi di instabilità del terreno dovuti al terremoto (frane, cedimenti, liquefazione) possono essere previsti in anticipo rispetto al terremoto. Da tre anni, e fino al 2017, ci sono fondi del Dipartimento Protezione Civile distribuiti agli enti locali perchè facciano realizzare le mappe di microzonazione. La Regione Toscana pubblica sul suo sito la mappa dello stato di avanzamento degli studi (vedi mappa sotto), e quelli già approvati sono pubblici e scaricabili cliccando qui.

Il mio consiglio quindi è di chiedere un parere sui due edifici ad un ingegnere per la sicurezza strutturale ed ad un geologo per i terreni di fondazione , allo stesso modo in cui ci rivolge ad un medico specializzato per prevenire le malattie. Potendo prevedere gli effeti di un terremoto (amplificazioni del terreno e danni alle strutture) dovremmo uscire dal falso problema della previsione del "quando" e concentrarci sulla prevenzione del rischio sismico.
Quanto al problema della correlazione tra terremoti, posso citare quello che rispose Charles Richter ad un giornalista.
"Prof. Richter, il terremoto avvertito questa notte in California era previsto?"
"Non ancora".
A posteriori, quelli che "io l'avevo previsto" spuntano come porcini dopo una pioggia di fine estate, ma la verità è che nessuna delle correlazioni proposte tra zone sismiche in molti articoli sinora pubblicati era stata riconosciuta e pubblicata a priori. Ciò non toglie che siano state proposte evidenze anche molto serie, ma nessuno è in grado di dire oggi che ad ogni terremoto nella zona A corrisponderà tra 1, 10 o 100 giorni un terremoto nella zona B. Un esempio di correlazione tra i margini nord e sud della Pianura Padana è stato pubblicato recentemente. Ne parlo in coda a questo articolo su Sapere.





venerdì 19 dicembre 2014

Terremoto nel Chianti e sismobufale

Da ieri è in corso uno sciame sismico nel Chianti che ha fato registrare finora una magnitudo massima di 4. L'INGV ha localizzato finora oltre 130 scosse la cui distribuzione spaziale è riportata nella figura seguente.


La mappa delle scosse ci da modo di discutere delle sismobufale che non mancano mai in queste occasioni. Ecco un post apparso su FB questo pomeriggio:



Posto che il sistema HAARP non ha nulla a che fare con i terremoti ed è inoltre stato chiuso da mesi, la motivazione del bischero di turno è che i terremoti sono troppo allineati per essere naturali. Come i siti di meteobufale storpiano a loro piacimento i dati ufficiali dei modelli meteo, così tutte queste inutili app che prendono i dati da siti ufficiali in Italia, in Europa o nel mondo massacrano i dati veri. L'allineamento che compare è dovuto al fatto che come si vede nella tabella gli epicentri sono forniti con solo due cifre decimali, mentre la precisione dei dati INGV è molto maggiore. Se forzo i dati di latitudine o longitudine a sole sue cifre dopo la virgola allineo i dati a questi valori e perdo la possibilità di distribuirli tra i valori. Per essere pratici, 1 centesimo di grado di latitudine equivale a oltre 1 km, e quindi ottengo un finto reticolo con questo passo. Diffidate degli spacciatori di dati manipolati e informatevi solo su siti di enti di ricerca pubblici.
Tornando alla sequenza in atto, è interessante vedere come la magnitudo massima sia cresciuta linearmente nel tempo fino alla scossa di magnitudo 4, mentre il tasso di attività è andato via via aumentando (vedi figura).




Al momento sembra che le scosse registrate si comportino come aftershock della principale.
Se questo comportamento proseguirà nelle prossime ore diventerà sempre più improbabile un superamento delle magnitudo già registrata, ma al momento è troppo presto per dirlo.
E' comprensibile che qualcuno non si senta al sicuro nella propria abitazione e che voglia trascorrere qualche ora ancora all'aperto. non bisogna però comportarsi come le persone nella foto qui sotto:


Le persone che non si sentono sicure in casa dovrebbero stare in un'area di attesa sicura predisposta nel piano comunale di protezione civile. Questi signori stano a pochi metri da un edificio in muratura neanche in buono stato di conservazione, in una via molto la cui larghezza è molto minore dell'altezza degli edifici.
A Lorca nel 2011 le persone uscirono in strada per un terremoto di magnitudo poco superiore a 4, e quando poche ore dopo arrivò il terremoto con magnitudo 5.2, 9 persone morirono per la caduta di parti non strutturali.
Infine, le sequenze che non fanno danni ma attirano l'attenzione dovrebbero essere occasione per fermarsi a riflettere su piccole ma efficaci misure di autoprotezione.
Questa sequenza è in una zona sismica che in passato ha generato anche terremoti che hanno fatto danni. Quante delle cantine del Chianti hanno messo in sicurezza la loro produzione vinicola? Non ci avevano pensato neanche in California, dove durante il recente terremoto nella Napa Valley ci sono stati 50 milioni di dollari di danni che sarebbero stati evitabili con poche decine di euro di tasselli ad espansione per bloccare botti e scaffali di bottiglie (vedi foto)
Tutti i consigli per l'autoprotezione dai terremoti li trovate qui: http://www.iononrischio.it





domenica 14 dicembre 2014

Regalatevi 99 € di vera prevenzione antisismica


In questi giorni pre-natalizi si discute tra chi le feste di fine anno non le sopporta, chi ci vede solo una occasione di business che ha cancellato il significato simbolico e chi non rinuncerebbe per nulla al mondo a fare e ricevere regali. Si può poi dibattere se un regalo debba essere solo bello o anche utile, e probabilmente tra i regali utili qualcuno avrà pensato a un prodotto che viene molto reclamizzato su vari media: Guardian SeimAlarm, costo 99 €.
Tecnicamente si tratta di un oggetto comunemente disponibile all'estero da anni, ovvero un rilevatore di onde P, le prime ad arrivare dall'epicentro di un terremoto, quelle responsabili di ciò che una volta veniva chiamato “moto sussultorio” e che precedono le onde S, il “moto ondulatorio”, le più pericolose per gli edifici. Le precedono di quanto? Di un secondo per ogni 8 km di distanza dall'ipocentro. Per chi si fosse trovato a L'Aquila il 6 Aprile 2009, il preavviso sarebbe stato di 1 secondo, a Onna di 2, a Castelnuovo di 3 ed a Navelli (la località con danni strutturali gravi più lontana dall'epicentro) di 4 secondi. Supponete di essere svegliati dalla sirena dell'allarme nel cuore della notte. Impieghereste circa un secondo a svegliarvi, uno a realizzare costa sta succedendo ed un altro a scendere dal letto, se siete giovani e reattivi. Il tempo di preavviso se ne è già andato. Il preavviso per fare cosa? Se la casa è sicura dal punto di vista antisismico, non dovete fare nulla se non mettervi a gattoni sotto un tavolo. Se la casa è destinata a crollare, non riuscireste a raggiungere un posto sicuro in tempo. Se la casa è destinata a rimanere in piedi nonostante riporti danni, conviene comunque rimanere all'interno. All'esterno ci si potrebbe trovare esposti a crolli non strutturali (tegole, camini, balconi e terrazzi) che come hanno dimostrato i terremoti di Lorca e Christchurch, avvenuti in pieno giorno, possono causare dal 50 al 90% delle vittime e la gran parte dei feriti. Scappare di casa non è la scelta migliore, a meno che non siate vicinissimi ad una uscita che da su uno spazio aperto (confesso che durante l'aftershock più forte del terremoto dell'Aquila, la sera del 10 aprile, ero a 3 metri da una porta a vetri aperta e molto ampia che dava su un giardino dell'istituto Reiss Romoli, e sono uscito in contemporanea all'arrivo delle S).
Se la vogliamo mettere da un punto di vista più tecnico, esaminiamo il grafico qui sotto, che riporta il tempo di preallarme di sistemi basati sulla differenza S-P in funzione della distanza, confrontato con l'attenuazione degli effetti in funzione della distanza



Si vede che per un terremoto di intensità epicentrale del nono grado macrosismico, l'area dove si verificano molti crolli ha un raggio di circa 15 km equivalente ad un tempo di preallarme massimo S-P pari a meno di 2 secondi. L'area dove si verificano sporadici crolli ha un tempo di preallarme massimo fino a 3.5 secondi. L'area dove si avranno lievi danni senza crolli concede da 3.5 a 5 secondi. Tempi più lunghi danno il preavviso dove non serve a nulla, se non a scatenare potenziale panico. Del resto si parla solo di attendere le onde S, ma non di sapere quanto sarà forte il terremoto, e quindi c'è la possibilità di creare allarme eccessivo a persone che percepiranno il terremoto ma senza che questo possa fare danni.
Volete farvi un regalo utile per la vostra sicurezza spendendo bene i vostri 99 €, ma forse anche meno? Seguite i consigli per l'auto protezione domestica che trovate su Io non Rischio – Terremoto e metteteli in pratica. In un negozio di fai da te trovate tutto quello che vi serve per fissare alle pareti scaffali, librerie e altri mobili alti, fissare gli oggetti pesanti sui ripiani (come il televisore) con del nastro biadesivo, installare un fermo per l’apertura degli sportelli dei mobili dove sono contenuti piatti e bicchieri, comprare uno zainetto e metterci dentro una cassetta di pronto soccorso, una torcia elettrica, una radio a pile. Seguite anche gli altri consigli (gratuiti) su come informarvi e far valere i vostri diritti in materia di protezione. Oppure compratevi l'oggetto tecnologico di cui sopra (tra l'altro sospettato di pubblicità ingannevole) e alzatevi dal letto al suo allarme,  scappate al buio (la luce è andata via per la scossa) correndo a piedi nudi sui vetri dei bicchieri caduti dalla credenza, inciampando nel televisore rotto e terminando la vostra corsa sotto le tegole che stanno scivolando dal tetto.

venerdì 28 novembre 2014

Sismicità indotta, ricerche presenti e future

Questa mattina a Bologna si chiude il 33° convegno nazionale GNGTS con una giornata a tema dedicata alla sismicità indotta in Italia.
L'argomento è uscito definitivamente dall'ombra in cui si era trovato per decenni nel nostro paese e viene ora affrontato in maniera trasparente e rigorosa come altri aspetti della sismologia e del rischio sismico.
Sugli atti del convegno il nostro gruppo di ricerca ha presentato due lavori che in versione più estesa sono già stati sottomessi per la pubblicazione su riviste internazionali.
Il primo, scaricabile qui, affronta il tema da una prospettiva meno usuale, studiando l’impatto
della sismicità naturale su giacimenti di gas e petrolio. Questo caso è interessante in aree dove i giacimenti di idrocarburi sono ospitati da strutture tettoniche attive e quindi i terremoti indotti devono essere distinti da quelli naturali. La Pianura Padana è una di queste zone, e confrontando dati sui pozzi esplorativi sovrapposti con i cataloghi delle faglie sismogeniche, si è giunti alla conclusione che la produttività di un serbatoio è anti-correlata con la presenza di  faglie in grado di causare grandi terremoti. Questo ha due potenziali risultati pratici:
1) quando si studia il potenziale sismogenico di un’area attiva, sottoposta a tettonica compressiva, la costante assenza di pozzi di gas produttivi all’interno di anticlinali guidate da faglie può aiutare a identificare le aree che si trovano al di sopra di grandi faglie sismogeniche;
2) durante la progettazione di un impianto di stoccaggio sotterraneo di gas naturale in una
zona tettonicamente attiva, i giacimenti di gas depleti dopo lo sfruttamento hanno più
probabilità di essere integri, ovvero non influenzati da faglie attive, riducendo notevolmente
il rischio di sismicità innescata. Questa soluzione dovrebbe essere preferita rispetto ad altre
opzioni, come ad esempio serbatoi di depleti di solo petrolio (vedi il caso della sismicità indotta dal progetto Castor) o falde acquifere (come era stato progettato per lo stoccaggio in acquifero di Rivara, nell’area epicentrale del 2012).
Il secondo, scaricabile qui, esamina il problema della assenza normativa riguradante la pericolosità sismica da sismicità indotta. Lo studio è ancora in corso, ma la prima conclusione è che durante le Valutazioni di Impatto Ambientale di impianti od opere potenzialmente in grado di generare sismicità indotta, andrebbe ipotizzata la magnitudo massima di quest’ultima e si dovrebbero porre in atto confronti tra le forme spettrali di normativa e quelle di eventi indotti.


lunedì 10 novembre 2014

Chi sono i colpevoli dei crolli a L'Aquila?


Ci vorranno alcuni mesi prima di poter leggere le motivazioni della sentenza che oggi ha modificato le condanne inflitte in primo grado ai membri della Commissione Grandi Rischi ed ad altri esperti presenti alla riunione all'Aquila pochi giorni prima del terremoto del 2009. 
In attesa di conoscere in dettaglio cosa ha convinto i giudici ad assolvere 6 imputati su 7, si possono comunque fare alcune considerazioni.
La sentenza di primo grado ipotizzava un accordo tra tutti i partecipanti per un esito concordato della riunione verso una “rassicurazione” della popolazione che avrebbe costituito la causa di numerosi decessi di persone che avrebbero abbandonato il loro atteggiamento prudenziale nei confronti degli eventi sismici, ravvisando anche una comune causa “antropologica” nei comportamenti dei cittadini.
La sentenza di appello stabilisce differenze sia di ruolo tra gli imputati che di comportamento delle vittime. Viene condannato infatti il solo ex vice capo dipartimento della Protezione Civile, stabilendo così una distinzione tra esperti di rischio sismico e comunicatori del rischio stesso, e la condanna riguarda un reato che avrebbe causato solo parte delle vittime. Ribadendo che è necessario aspettare le motivazioni della sentenza e la decisione della Procura dell’Aquila circa il rinvio a giudizio del Capo Dipartimento che non era tra gli imputati, si possono comunque smentire tutti coloro che in queste ore lamentano che con questa sentenza le morti a L'Aquila non avrebbero più alcun responsabile. Questo non è vero, perché con molto meno interesse dei media e della rete si sono celebrati diversi processi a progettisti e costruttori mentre altri sono ancora in corso. Ricordiamo che per il crollo della Casa dello Studente ci sono state quattro condanne, per il crollo della Facoltà di Ingegneria dell’Università dell’Aquila due condanne e per i crolli degli edifici privati di via Francesco Rossi e via Sturzo altre due condanne.
Si è così stabilito che il principale nesso causale con la morte delle vittime erano i crolli dovuti alla cattiva qualità di progetti, costruzioni e ristrutturazioni, verità ovvia e scomoda, poco assolutoria per i molti che avrebbero dovuto vigilare, che hanno speculato o che semplicemente si erano disinteressati del problema sismico pur vivendo in una città con una elevata pericolosità sismica.

domenica 19 ottobre 2014

Previsione senza prevenzione?



Si conclude una settimana nella quale ho partecipato direttamente o come organizzatore a tre eventi dedicati alla prevenzione dei rischi naturali, con la diffusione di conoscenze e buone pratiche.
Lo scorso fine settimana si è tenuta la giornata di recupero della manifestazione Io non Rischio, quest'anno dedicata non solo al terremoto ma anche a maremoto ed alluvioni.
Giovedì  è stata la giornata di The Great Shake Out, iniziativa internazionale sulla consapevolezza dei comportamenti corretti in caso di terremoto.
Infine ieri il Centro Ricerche Sismologiche dell'OGS ha ospitato oltre 250 visitatori nella iniziativa Porte Aperte.
Lungo tutto questo periodo sui media e sui social imperversava la discussione a seguito dei danni e dei morti causati dalle alluvioni a Genova, Parma e Trieste.
Il mio pensiero al riguardo è che da questo tipo di disastri emerga una lezione che vale non solo per le alluvioni ma anche per terremoti, maremoti ed eruzioni: la previsione senza prevenzione è inutile.
Per gli eventi meteorologici estremi la previsione è più facile che non per gli altri disastri. Anche i singoli cittadini, evitando i siti di meteobufale, possono andare direttamente alle fonti delle previsioni, e non dovrebbe essere difficile imparare a leggere una mappa delle fulminazioni o i rilievi dei radar meteo che sono disponibili per molte zone del territorio italiano (vedi ad esempio Emilia-Romagna, Toscana, Friuli Venezia Giulia, Liguria e Piemonte, Veneto).
Quando però la pioggia cade copiosa e i fiumi esondano o i pendii diventano instabili, i danni sono inevitabili se non si sono messe in atto misure adeguate di prevenzione, e non c'è previsione che aiuti. Tutti hanno visto le immagini di Genova con i corsi d'acqua tombati, costretti in alvei troppo stretti e con negozi che occupavano arcate dei ponti. Meno circolazione hanno avuto le foto del dissesto di Muggia (TS) dove una persona è stata uccisa dal fango e dai detriti che hanno invaso la sua abitazione nonostante che il pendio retrostante fosse stato oggetto di un intervento di chiodatura di reti metalliche. L'intervento si è rivelato inadeguato alle precipitazioni eccezionali degli ultimi giorni.
Infine, anche in questa occasione non è mancato il lavacro delle coscienze nazionali perchè sì, avremo costruito male, abusivamente, fregandocene delle pericolosità del territorio, ma poi arrivano gli Angeli di Qualcosa e tutti ci sentiamo più buoni. Gli Angeli del Fango, o del Terremoto (vorrei poi vedere gli Angeli della Lava...) non sono la soluzione, sono parte del problema. In Italia esistono strutture tecniche e volontari organizzati, ma se le autorità locali (sindaci in primis) non sanno che a loro compete l'organizzazione ed il coordinamento della attività emergenziali non possiamo che essere pessimisti circa gli eventi naturali che ci attendono dietro l'angolo. Se continuiamo a sperare che dalla disorganizzazione emerga l'efficienza, possiamo stare sicuri che le emergenze diventeranno crisi ingestibili e disastri in-naturali.
Quando minacciava una forte nevicata, i miei nonni mettevano un badile dietro l'uscio, così da poter spalare la neve dal propio cortile e magari aiutare l'anziana signora della casa di fronte. Mi sembrava normale, invece ero allevato, a mia insaputa, dagli eroici Angeli della Neve


mercoledì 1 ottobre 2014

Vulcani e Vulcanelli, tragedie evitabili?

Sabato 27 settembre, due eventi occorsi a grande distanza tra di loro sono stati accumunati da una tragica circostanza: nessuno li aveva previsti e questo cha causato molte vittime.
In Giappone, l'eruzione del vulcano Ontake  ha causato 12 morti e 24 dispersi tra i numerosi escursionisti che lo stavano scalando.
In Sicilia, un esplosione nei vulcanetti di fango delle Macalube di Agrigento ha ucciso due bambini che stavano visitando la riserva naturale.
In entrambi i casi si sono avute discussioni sulla possibilità di prevedere l'evento e penso sia molto istruttivo comparare i due casi.
Innanzitutto emerge la diversa maniera di affrontare il problema. Mentre il caso giapponese viene discusso apertamente ed in maniera pacata sul sito della più prestigiosa rivista scientifica  internazionale, il vulcanello italiano sembra destinato a far arrivare fango sulla stampa (vedi immagine sotto) e sul web in quello che appare più un personale regolamento di conti che non un contributo al dibattito scientifico.


Entrando nel merito del problema,  le domande poste da entrambe le vicende sono:

1) è possibile in genere prevedere i fenomeni di cui si tratta?

2) i sistemi di monitoraggio erano presenti ed adeguati?

3) quando è necessario limitare gli accessi ad un area?

Di solito siamo abituati a pensare che le eruzioni vulcaniche, a differenza dei terremoti, siano prevedibili. La vicenda giapponese insegna che i mentre alcuni sistemi presenti (come il GPS) non hanno dato alcun segnale, altri hanno dato una decina di giorni prima un segnale ad un livello che in passato non aveva portato a nessuna eruzione (la sismicità) mentre infine altri si sono attivati solo 10 minuti prima della eruzione (tremore vulcanico). Quanto ai vulcanetti di fango, in Italia non sono monitorati per il rischio che rappresentano in sè, quanto come indicatori di altri rischi come quello di eruzioni vulcaniche o di terremoti, dato che sono considerati un misuratore naturale dello stato di deformazione della crosta terrestre.

Il vulcano giapponese era sottoposto a controlli di deformazione, di sismicità e di tremore, ma non dei parametri geochimici delle fumarole, le cui variazioni possono indicare l'approssimarsi di una eruzione. Il vulcanello italiano era privo di sistemi di monitoraggio. Va ancora ricordato che in Italia non esistono studi espressamente dedicati alla previsione della attività dei vulcanelli, ed anche all'estero non vi sono molte esperienze. Ad esempio, per approfondire l'argomento si può leggere in questo articolo dell'esperienza circa il monitoraggio del microtremore dei grandi vucani di fango dell'Azerbaijan.

Infine vi è il problema del rischio accettabile. La natura che tanto ci attira è spesso matrigna. Non possiamo eliminare i rischi di certe attività, altrimenti dovremmo recintare le montagne per evitare che qualcuno muoia scalandole, o proibire per legge che si vada in barca a vela per mare in modo che nessuno faccia naufragio. Le attività endogene sono affascinanti ma pericolose. Se si visita l'area geotermale di Geysir  in Islanda o i parchi vucanici dell'area di Rotorua in Nuova Zelanda si è avvisati dei possibili rischi che si corrono. Entrare nell'area è una esplicita accettazione di tali rischi, ci sono mappe che indicano i sentieri marcati dai quali non ci si può allontanare e anche i rifugi in caso di attivita parossistiche improvvise. In giappone alcuni vulcani non sono interdetti alle visite per il ruolo religioso o culturale che rivestono (tra questi i monti Fuji e Ontake). Come dicono i vulcanologi giapponesi nell'intervista a Nature "Se le regole fossero di limitare gli accessi ad un vulcano quando ha mostrato l'attività vista a Ontake la scorsa settimana, le autorità avrebbero dovuto chiudere oltre il 10% dei vulcani del Giappone ai visitatori. Potremmo chiudere ovunque, ma la gente non vuole"

giovedì 4 settembre 2014

Sciame sismico a Porretta Terme

Oggi si sono verificate una serie di scosse con magnitudo attorno a 2 nei pressi di Porretta Terme, il mio natìo borgo selvaggio, e alcuni amici mi hanno scritto chiedendo informazioni.
La mappa sottostante riporta gli epicentri localizzati dalla rete nazionale, e si può vedere come questo sciame sia poco a sud di Porretta, in destra orografica del fiume Reno, con profondità tra i 10 ed i 20 km.


La zona dell'Appennino Tosco Emiliano è notoriamente sismica, ed i centri più noti per la sismicità storica sono il Mugello ad Est e la Garfagnana ad Ovest (a casa del mio nonno paterno, il cui padre era di Castelnuovo, la Garfagnagana veniva indicata come "i monti ballerini"). Anche negli ultimi anni queste due zone hanno prodotto terremoti con magnitudo attorno a 5. La mappa degli eventi registrati negli ultimi 10 anni mostra comunque una notevole attività anche sul versante bolognese.


La mappa qui sopra mostra come ci sia una struttura piuttosto evidente per continuità, corrispondente alla parte più elvata del crinale. Del resto se il Corno alle Scale è una bella montagna, vero zauberberg per gli escursionisti locali, lo deve alle forze geologiche che lo hanno modellato in passato e che continuano la loro attività tutt'oggi. Che la zona sia sismica, e che quindi in futuro potrà dare terremoti più forti di quelli di oggi è certificato anche dalla carta di pericolosità nazionale riportata qui sotto, dove si vede come la zona al confine regionale abbia una pericolosità più elevata della Bassa modenese e ferrarese dove tutti ben sanno cosa è successo nel 2012.


Il guaio (o il pregio) dei terremoti è di essere fenomeni rari, per cui si lasciano dimenticare con facilità. Ma la zona dell'appenino Bolognese in passato era considerata una delle zone sismiche più famose d'Italia, anche grazie all'attività degli studiosi locali, come conferma la prefazione del primo numero del Bullettino del Vulcanesimo Italiano, scritta da Michele Stefano De Rossi, uno dei più famosi sismologi italiani e fondatore di quella rivista scientifica che fu la prima dedicata a terremoti e vulcani (il Bullettin of the Seismological Society of America, tuttora una delle migliori riviste del settore, fu fondata oltre 30 anni dopo):

A chi volesse approfondire la storia del farmacista di Porretta e della previsione dei terremoti, rimando a questo post dedicato all'argomento. Per chi fosse ulteriormente interessato alle correlazioni tra livello del pozzo di Porretta e terremoti, esiste anche un articolo pubblicato su rivista internazionale.
Insomma, questa sequenza è un esempio di come in Italia non ci siano aree asismiche, ma solo  zone che non sanno di essere sismiche (o lo hanno dimenticato).




giovedì 14 agosto 2014

Sciame sismico a Ferrandina

Nelle ultime 48 ore uno sciame sismico si è manifestato a sud-ovest di Ferrandina (MT), in una zona classificata in seconda categoria sismica. L'INGV ha localizzato una ottantina di scosse. Si tratta di eventi con profondità superiore alla media di altre sequenze, come si vede dal grafico sottostante dove tra le altre compare anche la sequenza del Pollino.
La magnitudo massima finora registrata è stata 3.7. La figura sottostante mostra la registrazione in continuo alla stazione sismica MATE. E' un ottimo esempio per vedere la diversa ampiezza della registrazione per le varie magnitudo. La seconda scossa più grande che si vede prima ha magnitudo 2.6, mentre le più piccole sono comprese tra 1.5 e 2.0.






La distribuzione di Gutenberg-Richter, che riguarda il numero delle scosse in funzione della loro magnitudo, fornisce un parametro b di poco inferiore all'unità (considerato il valore standard), indicando che per questa magnitudo 3.7 rispetto alle attese ci sono state meno scosse di magnitudo inferiore.



Alcune persone mi hanno chiesto se ci fosse relazione tra questo sciame ed i pozzi metaniferi di Ferrandina. Al momento non ci sono più pozzi attvi nella concessione a nord dello sciame (Ferrandina-Serra Pizzuta, in rosso nella figura seguente) e di tutti i pozzi a Sud (Concessione Serra Pizzuta, sempre in rosso) solo uno è in produzione ed in via di esaurimento. In zona era stato progettato uno stoccaggio gas ma al momento i lavori sono stati differiti. I pozzi in verde nella figura successiva vicino agli epicentri sono pozzi esplorativi mai entrati in produzione, che i cui dati sono disponibili nella banca dati VIDEPI. Dai profili si può vedere come l'orizzonte mineralizzato a metano sia costituito da sabbie intrappolate in argille a circa 1600 metri di profondità, ovvero a un decimo della profondità media dello sciame che è prevalentemente avvenuto tra 10 e 17 km di profondità.








venerdì 1 agosto 2014

Lo sciame del Pollino non va in ferie

Ieri all'alba c'è stata l'ennesima scossa della sequenza del Pollino, di magnitudo 3.5 molto ben avvertita dalla popolazione. come già detto in precedenti post a maggio e a giugno, in occasione di altre scosse sopra magnitudo 3 la sequenza del Pollino non si è mai fermata ed anzi negli ultimi due mesi ha interrotto la lenta tendenza discendente del tasso di attività, riportandosi ai livelli dell'estate di due anni fa.
Qui sotto il consueto grafico "della febbre" con il tasso di eventi di magnitudo > 1.5 mediato sulle 24 ore.


Ulteriori considerazioni sulla sequenza e sul comportamento della popolazione li trovate sull'edizione odierna del TGRdal minuto 03:53.
Una buona notizia viene da un recente studio di colleghi INGV. Sembra ormai sempre più chiaro che sebbene nella zona di Castrovillari sia sempre presente il rischio posto da una faglia capace di magnitudo 6.5, nella zona tra Mormanno, Rotonda e Viggianello i terremoti storici sono stati ridimensionati e quelli che erano noti come danni dovuti a forti scosse singole sembrano dovuti a lunghe sequenze come quella che stiamo vedendo o come quella del 1998, con molte scosse più deboli attorno ad un evento principale di magnitudo >5 ma che non raggiunge mai magnitudo 6.

mercoledì 23 luglio 2014

Curriculum sociale - Vi spiace se parliamo di me?


Un grande professore che purtroppo non c'è più, se doveva parlare di sé in un intervento pubblico, si scusava con i presenti dicendo che tutto ciò era terribilmente piccolo borghese, anche se raccontava delle lauree Honoris Causa ricevute all'estero. Era lo stile di un epoca in cui certe categorie avevano un senso, molto prima (pochi anni fa) dei selfies e dell'ego in libera vendita su Internet. Purtroppo i tempi attuali richiedono una rivisitazione della massima degli antichi romani “la moglie di Cesare non solo deve essere onesta, ma deve anche sembrarlo”. 
Ora, dato che purtroppo a tutti può venire in mente di denigrare qualcuno senza sapere di cosa si parla, è bene lasciare sulla rete un comodo mezzo di smentita, quale il proprio “curriculum sociale” (rubo l'idea ai bilanci sociali, anzichè economici, degli amici del volontariato con cui condivido l'avventura di Io NonRischio).
Qui, parlando di me, voglio rispondere alla domanda di un avventato (ma non certo sprovveduto) frequentatore di social network che mi ha chiesto cosa faccio io per i cittadini riguardo al tema della sismicità indotta. Qui sotto ho riportato la lista degli eventi di cui ho recuperato traccia dall'agenda o dalla posta elettronica, ma non posso giurare di essermi scordato qualcosa e me ne scuso con qualche amico che mi abbia invitato da qualche parte in Italia e io me ne sia scordato. Più oltre c'è anche un curriculum più scientifico, giusto per togliere il dubbio che io parli di cose che non conosco giusto per il gusto di cenare una sera a ribollita ed una a bollito misto con mostarda cremonese.
  • Partecipazione al comitato di esperti richiesto dalla Provincia di Modena per ottenere un parere scritto circa il proposto impianto di stoccaggio gas a Rivara (Modena), poi acquisito dalla Regione Emilia-Romagna in opposizione al progetto., dal 2009 al 2011
  • Incontro pubblico “Stoccaggio di Gas Romanengo – Parliamone” Organizzato dal Comitato Cittadini di Soncino 25 novembre 2011
  • Convegno su “Lo stoccaggio di gas naturale nei giacimenti depletati della pianura Padana – Il caso di Bagnolo Mella”, organizzato dal Comune di Bagnolo Mella il 28.05.12.
  • Partecipazione in diretta da Mirandola alla trasmissione televisiva “Porta a Porta” sul progetto di stoccaggio a Rivara., 31.05.2012
  • Convegno risorse energetiche organizzato da ORG Basilicata, intervento su “Sismicità indotta in Italia”. Potenza, 30/11-2/12/2012
  • Istituzione di un Gruppo di Lavoro sulla Sismicità Indotta presso l’Ordine Nazionale dei Geologi. Roma, 19/2/2013
  • Workshop su Sismicità Indotta organizzato da Osservatorio Ambientale Val d'Agri. 2 interventi su “Sismicità indotta in Italia” e “Rete sismica di Collalto”. Marsico Nuovo (PZ), 15/3/2013
  • Partecipazione a conferenza dei servizi Regione ER su pericolosità sismica e monitoraggio sismicità per il progetto di raddoppio impianto geotermico ad uso teleriscaldamento Ferrara Est (Mucciarelli e Priolo). Ferrara, 12/3/2013
  • Partecipazione ad assemblea pubblica per progetto di aumento capacità di stoccaggio gas presso la concessione di Sergnano, organizzata da Coordinamento Comitati Ambientalisti Lombardia. Pianengo (CR), 23/4/2013
  • Predisposizione di un parere scritto sulla VIA del Progetto Bagnolo Mella Stoccaggio, richiesto da Coordinamento Comitari Ambientalisti Lombardia
  • Giornata di seminari scientifici sul tema: Sismicità Indotta. Presentazione: Rete di Collalto: esperienza nel monitoraggio sismico di un deposito naturale utilizzato per lo stoccaggio di gas naturale. Organizzato da INGV, Roma, 8/5/2013
  • Partecipazione a incontro pubblico per il progetto di un nuovo impianto di stoccaggio del gas, sul tema pericolosità sismica e monitoraggio sismicità. Lugo di Romagna (RA), 09/5/2013
  • Incontro pubblico organizzato dall’Ordine dei Geologi, sul tema sfruttamento degli idrocarburi, stoccaggi, pericolosità sismica e monitoraggio sismicità. Bologna, 27/5/2013
  • Partecipazione ad assemblea pubblica per progetto di aumento capacità di stoccaggio gas presso la concessione di Sergnano (Priolo). Pianengo (CR), 07/6/2013
  • Audizione alla Commissione VIA presso il Ministero dell’Ambiente, del Territorio e del Mare, per discutere delle problematiche emerse nell’ambito del monitoraggio sismico dell’impianto di stoccaggio del gas di Collalto (TV) al termine del primo ciclo di iniezione-estrazione. Roma, 20/6/2013
  • Intervista a Radio3 Scienza sul tema della sismicità indotta da reiniezione di reflui del fracking (Mucciarelli). 27/06/2013
  • Organizzazione di una Sessione su “Sismicità Indotta” al Convegno GeoItalia 2013, Pisa. 18/9/2013
  • Conferenza pubblica sul tema della sismicità indotta. Medolla (MO), 04/10/2013
  • Conferenza pubblica sul tema della sismicità indotta, organizzata dal Comitato No Geotermia Elettrica. Bolsena (VT) 26/11/2013
  • Conferenza pubblica sul tema della sismicità indotta nell'ambito dell'iniziativa “I Caffè della Scienza”, Trieste, 12/12/2013
  • Parere scritto su VIA impianto geotermico sperimentale Castel San Giorgio, richiesto Coordinamento Interregionale Salvaguardia Alfina, Gennaio 2014
  • Conferenza pubblica presso la Sala della Mercede alla Camera dei Deputati sul tema della sismicità indotta, organizzata dalla Rete No Geotermia Elettrica. Roma, 05/04/2014
  • Conferenza pubblica sul tema della sismicità indotta. Casole Val D'Elsa (SI) 07/04/2014
  • Conferenza pubblica su sfruttamento geotermico in provincia di Pisa, organizzata dal Comitato No Geotermia Elettrica. Volterra, 31.03.2104
  • Partecipazione presso il Ministero Sviluppo Economico ad un incontro organizzato dalla Rete No Geotermia Elettrica. Roma, 05/04/2014
  • Conferenza pubblica su VIA estrazione CO2 a Certaldo (FI) 05.06.2104
  • Intervista a Radio3 Scienza sul tema del Laboratorio Cavone. 07/06/2014
  • Parere scritto su VIA impianto geotermico sperimentale Montenero, richiesto dal legale del Comitato Civico Val D'Orcia, 21.07.2014
Perchè penso di intendermene un po' di sismicità indotta?

Dal 1987 al 1998 ho lavorato presso l'Istituto Sperimentale Modelli e Strutture (poi ISMES SpA) occupandomi di reti di monitoraggio e di rischio sismico di grandi strutture. In quel periodo nessuno in Italia si occupava di sismicità indotta,ma grazie alla disponibilità degli enti finanziatori di due monitoraggi (ma come? L'industria non paga per nascondere i dati?) pubblicammo due lavori sulla sismicità indotta dai grandi bacini artificiali:


Piccinelli F.G., Mucciarelli M., Federici P., Albarello D., 1995. The microseismic network of the Ridracoli dam, northern Italy: data and interpretations. PAGEOPH, Vol. 145, No. 1, 97-108.

Giuseppetti G., Zaninetti A., Angeloni P., Mucciarelli M., Federici P., 1996. Fifteen years of acoustic emissions and microseismic activity monitoring at the Passante hydroelectric reservoir. Proceedings of the 1997 ICOLD Conference, 1007-1024.
 
Successivamente nel 2000 mi sono occupato del terremoto di Monte Amiata dell'Aprile 2000, che fece danni a diverse decine di abitazioni, pubblicando anche qui un articolo:


Il Centro di Studio e Ricerca di Sismologia applicata e dinamica strutturale dell'Università di Brescia ha poi avuto il meritorio ruolo di inserire la sismicità indotta tra i potenziali rischi della Pianura Padana con un convegno nel 2009 (poi ripetuto anchequest'anno). In quell'occasione è stato deciso di pubblicare gli atti ed ho così avuto modo di ripercorrere le vicissitudini degli studi di sismicità indotta in Italia tra il 1963 ed il presnete in un articolo poi pubblicato su Ingegneria sismica.

Infine nel 2012, con colleghi dell'OGS siamo riusciti a far inserire la sismicità indotta nei progetti DPC-INGV, ed il risultato è stato un portale internet che inizialmente era dedicato solo agli stoccaggi gas, ma che si sta ampliando alla sismicità indotta in genere attraverso un nuovo progetto appena finanziato che si concluderà nel 2015.

Scusate se ho parlato tanto di me, spero che ora altri parlino di se stessi....

venerdì 18 luglio 2014

Smentita l'ipotesi di sismicità innescata in Emilia

Sul sito del Laboratorio Cavone è diponibile la relazione finale del gruppo di sei esperti delle massime istituzioni scientifiche USA che hanno esaminato i dati prodotti negli esperimenti richiesti dalla commisione ICHESE per poter sciogliere il dubbio circa la causa degli eventi in Emila nel 2012.
Questa volta il verdetto è inequivocabile. Il gruppo di lavoro ha concluso che non c'è nessuna relazione tra la produzione o la reiniezione al Cavone e gli eventi del 20  e 29 maggio, nè in termini di induzione nè di innesco (viene definita trascurabile l'ipotesi di un anticipo o ritardo rispetto ai tempi naturali).
Per chi non volesse leggere tutto il rapporto, qui di seguito ci sono le conclusioni originali (in corsivo) con la mia traduzione.

Because injection volumes at Cavone are about half the total fluid production volume, and
because injection pressures have been held close to the pre-production field pressures, our
models strongly indicate decreases of the average fluid pressures in the vicinity of the field.
Increases in fluid pressures occur near the injection wells, but they are highly localized to
distances within 1 – 2 km from the injector wells.

Poiché i volumi di iniezione al Cavone sono circa la metà del totale dei fluidi prodotti, e poiché le pressioni di iniezione sono state tenute prossime alla pressione del giacimento prima della produzione, i nostri modelli indicano fortemente una diminuzione della pressione media dei fluidi nelle vicinanze del giacimento. Incrementi di pressione accadono vicino ai pozzi di iniezione, ma sono fortemente localizzati entro una distanza di 1-2 km dagli stessi.

Comparisons of the space-time patterns of earthquakes in the vicinity of the Cavone oil field
with known cases of induced earthquakes do not support an injection-related hypothesis for
past earthquakes.

Il confronto della distribuzione nello spazio e nel tempo dei terremoti nelle vicinanze del giacimento di Cavone con casi noti di sismicità indotta non supporta l'ipotesi di una relazione tra la iniezione ed i terremoti occorsi.

Clock changes due to fluid pressure changes that may advance or retard the time of
tectonically driven earthquakes appear to be negligible in the areas of the May 2012
hypocenters

Cambiamenti del tempo di occorrenza, dovuti ai cambiamenti di pressione, che possano aver anticipato o ritardato l'accadimento dei terremoti tettonici appaiono trascurabili nell'area degli ipocentri del Maggio 2012

The change in Coulomb stress at the hypocenter of the 20 May mainshock resulting from
production-induced compaction of the Cavone reservoir has a magnitude (~0.001 bar) a
factor of 100 smaller than the accepted minimum value for triggering of earthquakes by
static stress changes and a factor of 10-20 smaller than fluctuations of stress by earth tides.
Closer to the Cavone field, changes in Coulomb stress on the rupture plane of the main
aftershock of 29 May resulting from production-induced compaction of the Cavone
reservoir are in a sense to inhibit failure.

La variazione dello sforzo di Coulomb all'ipocentro dell'evento principale del 20 maggio risultante dalla compattazione indotta dalla produzione al giacimento Cavone ha una dimensione (0.001 bar) che è di un fattore 100 più piccola di quello che è il minimo accettato per avere innesco di terremoti da variazioni dello sforzo statico, e di un fattore 10-20 volte più piccolo delle variazioni di sforzo per le maree terrestri. Più vicino al giacimento Cavone, il cambiamento dello sforzo di Coulomb sul piano di faglia del terremoto del 29 maggio risultante dalla compattazione indotta dalla produzione va nel verso di inibire la rottura.

Changes in Coulomb stress due to both production-induced decrease in weight of the
Cavone reservoir (the “isostatic effect”), and the thermoelastic contraction from injection
of cool fluids into the warmer reservoir formation are negligibly small compared to the
already very small stresses from poroelastic compaction.

I cambiamenti nello sforzo di Coulomb dovuti sia alla diminuzione di peso relativa alla produzione del giacimento Cavone (effetto isostatico) che alla contrazione termoelastica da iniezione di fluidi freddi nelle formazioni rocciose più calde del giacimento sono trascurabilmente piccoli rispetto ai già molto piccoli sforzi dovuti alla compattazione poroelastica.

sabato 21 giugno 2014

Una lezione dal terremoto in Emilia del 20 Giugno

Poco dopo la mezzanotte tra il 19 ed il 20 giugno 2014, un terremoto di magnitudo 2.8 è avvenuto poco a nord-ovest di Mirandola (MO).
Da due settimane è operativo in zona quello che viene definito un array verticale, ovvero una serie di strumenti installati a diverse profondità. Questo tipo di dati è di estrema importanza per studiare come il moto sismico viene amplificato passando tra strati rocciosi a terreni soffici. Dopo il terremoto del 2012 la Regione Emilia Romagna ha coordinato gli studi per la microzonazione sismica dell'area colpita. Il problema principale per la zona di studio era la mancanza di affioramenti rocciosi ai quali attribuire il ruolo di condizione di riferimento (assenza di amplificazioni). Uno studio di OGS ha tentato di ovviare al problema utilizzando le registrazioni in pozzo della stazione di Casaglia (sigla internazionale FERB). Per la zona di Mirandola è stato mostrato come un uso corretto della risposta sismica locale possa consentire di modellare in modo soddisfacente le registrazioni del moto del suolo per i terremoti del 20 e 29 maggio 2012. Mancava tuttavia la prova più importante, ovvero la disponibilità di registrazioni contemporaneee su di un materiale rigido ed alla superficie. Alla periferia sud di Mirandola la RER aveva condotto molte prove di caratterizzazione dei terreni, al termine delle quali sono rimasti disponibili fori di sondaggio a 30 e 150 metri di profondità. In due di questi fori OGS ha installato degli accelerometri che consentono ora di confrontare il moto registrato in superficie con quello al passaggio tra sabbie e argille (-30 m) ed al di sotto del passaggio quaternario continentale/marino (-150 m ) in una formazione che ha una velocità di propagazione delle onde di taglio superiore agli 800 metri al secondo (limite di normativa per definire un sito di riferimento). La migliore registrazione ottenuta finora è quella del terremoto del 20 giugno. La figura qui sotto mostra una componente orizzontale alle tre differenti profondità graficata alla stessa scala.

E' possibile vedere come il moto aumenti significativamente di ampiezza e di durata dal basso verso l'alto, confermando il ruolo amplificativo dei sedimenti superficiali.
Un altro aspetto interessante viene dall'analisi dei primi arrivi delle onde P sulle componenti verticali, quando il segnale iniziale è semplice e non ancora reso complesso dagli arrivi successivi e dalle loro riverberazioni. La figura qui sotto mostra i primi quattro decimi di secondo delle registrazioni alle tre profondità.


Dal basso si vede un picco che si propaga verso l'alto (freccia rossa) impiegando circa 1 decimo di secondo per percorrere 150 metri. Una velocità di circa 1500 m/s è quella dell'acqua, indicando che per la propagazione delle onde P la saturazione in acqua dei terreni è un fattore di estrema importanza. Arrivata alla superficie questa prima onda viene riflessa verso il basso (freccia blu) e viene registrata mentre scende a -30 e -150 metri. Queste fasi in salita ed in discesa (in inglese upgoing e downgoing wavelet) saranno molto importanti per caratterizzare con estrema precisione le caratteristiche del sottosuolo della pianura emiliana. Per quanto la sequenza sismica emiliana sia in attenuazione, nell'ultimo anno ci sono state 12 scosse di magnitudo superiore a 2.5, e quindi si suppone che altre registrazioni di questo tipo saranno disponibili in futuro.




sabato 7 giugno 2014

Sequenza del Pollino, come nel 2012

Il mese scorso avevo commentato come la sequenza del Pollino non si fosse mai fermata, continuando spesso al di sotto della soglia di percezione degli abitanti, ma a livelli di attività costanti per oltre un anno. Con le due scosse sopra magnitudo 3.5 nelle ultime settimane, la sequenza è di fatto ritornata allo stesso livello di attività del novembre 2012. Se è vero che i terremoti sono imprevedibili, la eccezionale durata di questa sequenza la pone in una categoria a parte: nella storia delle registrazioni sismiche in Italia non si era mai verificata una sequenza protrattasi per tanto tempo attorno ad una magnitudo massima di 5.

domenica 11 maggio 2014

Il Pollino non è ancora fermo

Negli ultimi giorni la sequenza sismica del Pollino ha prodotto alcune scosse ben avvertite dalla popolazione e molti hanno parlato di una ripresa dell'attività. In realtà, come già detto in precedenti analoghi post, la sequanza non si è mai fermata, e dopo la scossa più forte nell'ottobre 2012 il livello di attività è rimasto pressochè costante per oltre un anno. La figura qui sotto riporta il tasso di attività giornaliera per gli eventi con magnitudo uguale o maggiore a 1.5.
Si vede come il livello stia intorno a 1 evento ogni 24 h negli ultimi 18 mesi, e non rientri ancora nei livelli di sismicità di prima del Novembre 2011.

giovedì 17 aprile 2014

Rapporto ICHESE (re)loaded

E' stato ufficialmente pubblicato il rapporto finale della commissione ICHESE.
Alcuni giorni fa avevo scritto alcune considerazioni basate sulle rivelazioni della rivista Science circa le conclusioni del rapporto stesso.
Ora che il rapporto è disponibile nella versione completa, si possono fare ulteriori considerazioni.
Innanzitutto credo che nessuno possa dire che il rapporto non è ben strutturato o che , come qualcuno aveva paventato, la commissione sia stata "a libro paga" di petrolieri o altro. Se il presidente della Regione Emilia-Romagna ha giustamente dovuto scusarsi pubblicamente per la pessima gestione della comunicazione e divulgazione del rapporto, credo che altrettanto dovrebbero fare gli esperti della domenica che avevano attaccato sul piano personale i membri della commissione.
La commissione ha fatto un prezioso regalo a tutti coloro che vogliono essere informati sulla sismicità indotta: l'appendice del rapporto è un aggiornatissimo stato dell'arte sui lavori pubblicati nel mondo circa casi di sismicità indotta da estrazione/niezione di fluidi dal/nel sottosuolo, che fa trovare in un unico documento una importante messe di informazioni.
Leggendo il rapporto si trovano poi chiare parole che dovrebbero porre fine a molte leggende urbane, escludendo il fracking e confermando che a Rivara nessun "esperimento segreto" aveva avuto luogo.
Si pone poi in evidenza che le attività geotermiche per teleriscaldamento di Ferrara (campo di Casaglia) non possono generare sismicità indotta o attivata: si tratta di estrazione di fluidi senza stimolazione, con reiniezione a temperatura e pressione poco diverse da quella presente in profondità.
Arriviamo al nocciolo della questione: "Lo studio effettuato non ha trovato evidenze che possano associare la sequenze sismica del maggio 2012 in Emilia alle attività operative svolte nei campi di Spilamberto, Recovato, Minerbio e Casaglia, mentre non può essere escluso che le attività effettuate nella Concessione di Mirandola abbiano potuto contribuire a innescare la sequenza."
Nel mio post dell'altro giorno avevo fatto qualche conto supponendo che la commissione avesse utilizzato i dati di ISIDE-INGV per la sismicità e quelli di UNMIG per i valori di produzione.
Tutto questo è confermato, con minime differenze. La commisione ICHESE ha preso solo i terremoti con magnitudo maggiore di 2 (io avevo considerato il catalogo completo per M >= 1.9) e ha analizzato i dati di pressione di reiniezione delle acque reflue oltre che quelli di estrazione.
La figura qui sotto, composta da due figure del rapporto, mostra in alto i volumi di fluido reiniettato, in basso le quantità di olio e gas estratto.

E' evidente (come confermato nel rapporto) che l'andamento è pressochè identico. Questo significa che i fluidi reiniettati sono le acque di strato che vengono in superficie assieme al petrolio, in proporzione pressochè costante durante tutto il periodo. Il dato smentisce quanto affermato avventatamente da pseudoesperti sulla stampa "E’ plausibile ... che non siano solo le attività estrattive in gioco ma anche quelle di reiniezione di monnezza tossica sottoterra?". Breve inciso: chissà se qualcuno capirà che una seria causa ambientalista andrebbe difesa con fatti ed affermazioni certe da parte di esperti competenti, non con sparate generiche ed immediatamente smentibili da parte di "esperti" che non si rendono nemmeno conto che l'ultima cosa che una compagnia vorrebbe fare è diminuire la capacità dei pozzi riducendone la permeabilità iniettando non meglio specificate "monnezze tossiche".
Veniamo ora alla parte che trovo meno convincente del rapporto. Nella mia analisi dell'altro giorno segnalavo che solo in un caso su tre c'è correlazione tra le variazioni di produzione e la sismicità. La commisione è perfettamente consapevole di questo quando scrive "In 09-11/2008 and in 11/2010 there was a concurrent rapid decrease of all parameters of production and injection. No significant change between the seismic event rate in the period before and in the period after 09-11/2008, neither between the event rate in the period before and the period after 11/2010 has been found. In 04-05/2011 there was a concurrent rapid increase of all parameters of production and injection. This increase correlates with an increase of event rate." Ovvero due episodi di diminuzione di produzione senza alcuna variazione della sismicità ed un solo aumento di produzione messo in relazione con l'aumento di sismicità. Si potrebbe entrare in dettagli molto tecnici sui modelli statistici adottati e sulla scarsa consistenza del campione analizzato, ma non è qui il caso.
Oggi invece ho appreso una cosa che mi ha creato ulteriori dubbi. Il metereologo Luca Lombroso ha pubblicato un articolo in cui metteva in evidenza che il giacimento di Cavone è l'esempio del fondo del barile in una condizione post-picco del petrolio dove si sfruttano le ulrime risorse. Nell'articolo citava ulteriori dati UNMIG su Cavone che mi erano sfuggiti, e mi domando perchè la commisione non li abbia utilizzati.
Infatti è possibile conoscere la produzione di Cavone dal 1980, e quello che mi era sembrato un massimo locale in un generale andamento di calo di produzione appare ancora meno significativo.
La figura qui sotto riporta il dato di produzione 1980-2013 con un inserto relativo al periodo 2004-2013 (in rosso l'aumento di produzione che la commissione correla con i sismi)


Se, come dice la commisione, quello che conta sono gli aumenti di produzione, quello del 2011 è minimale rispetto ai tre casi del 2002, 1989 e 1982. Il catalogo dei terremoti per il periodo va costruito e mi ripropongo di farlo appena possible.
Infine, nel rapporto completo compaiono i calcoli relativi al trasferimento di sforzo dalla prima scossa alla faglia della seconda. Il risultato è riassunto nella immagine riportata qui sotto:


L'incremento di sforzo sulla stellina verde che rappresenta la scossa del 29.05.15 è di mezzo bar, ovvero 0.05 MPa. Un valore piccolo, che rende ancora più strano il fatto che la perturbazione di sforzo partita da Cavone abbia raggiunto in maniera efficace la faglia di Finale Emilia passando attraverso la faglia del secondo evento ma senza attivarla.
Infine, una considerazione sul possibile monitoraggio della microsismicità che avrebbe dovuto accompagnare la diffusione dello sforzo dal campo petrolifero di Cavone alla faglia della prima scossa. La commissione stabilisce che il catologo è completo per M>=2. Nelle conclusioni auspica che "Le attività di sfruttamento di idrocarburi e dell’energia geotermica, sia in atto che di nuova programmazione, devono essere accompagnate da reti di monitoraggio... Il monitoraggio sismico dovrebbe essere effettuato con una rete locale dedicata capace di rilevare e caratterizzare tutti i terremoti di magnitudo almeno 0.5".
Se ci fosse stata una rete dedicata, quanti terremoti avremmo quindi dovuto registrare anziche i 5 eventi della sequenza che ha preceduto le scosse principali? Dalla relazione di Gutenberg-Richter con un coefficiente b pari a 1 si ricavano 625 scosse con magnitudo superiore a 0.5. Sarebbe stato difficile non vedere la formazione di uno sciame così consistente. In realtà sopra il campo di Cavone esiste una rete di monitoraggio dell'AGIP che tra il 2010 ed il 2012 ha registrato solo 11 eventi di magnitudo superiore a 0.2 (vedi figura qui sotto).