D. Secondo lei merita lasciare la zona del Chianti per andare in una
seconda casa nel Mugello ? Infatti questa zona è a più elevato rischio
sismico e potrebbe esserci una correlazione tra le due zone?
R. Bella domanda, ma per rispondere bisogna innanzitutto evitare di confondere rischio e pericolosità. Il rischio coinvolge non solo la probabilità che avvenga un terremoto (pericolosità) ma anche quanto sono in grado di resistere o meno gli edifici (vulnerabilità). La mappa qui sotto è presa del sito della Protezione Civile e forsnice una stima, basata su dati ISTAT di qual è nei comuni italiani la percentuale di abitazioni in classe A di vulnerabilità (contrariamente all'efficenza energetica, qui la classe A è la peggiore, sono edifici che si possono danneggiare anche per terremoti non molto forti)
Questo significa che non è detto che una casa nel Mugello sia a maggiore rischio che nel Chianti. Se la casa è stata costruita con criteri antisismici nel Mugello, mentre nel Chianti non è progettata per resistere ai valori di norma sismica, la casa nel Mugello ha un rischio più basso. Bisogna poi considerare anche l'effetto dei terreni di fondazione. I sedimenti soffici (sabbie, argille) amplificano il moto del suolo molto più dei suoli rigidi e delle rocce. Quindi "nel Mugello" è un po' vago. Se la casa è sui versanti della valle, a parità di vulnerabilità rischia meno che se sta sul fondovalle. I bacini chiusi, come il Mugello, soffrono poi anche di una amplificazione dovuta all'intrappolamento delle onde sismiche nel fondovalle.
La buona notizia è che questi fenomeni di amplificazione, così come altri casi di instabilità del terreno dovuti al terremoto (frane, cedimenti, liquefazione) possono essere previsti in anticipo rispetto al terremoto. Da tre anni, e fino al 2017, ci sono fondi del Dipartimento Protezione Civile distribuiti agli enti locali perchè facciano realizzare le mappe di microzonazione. La Regione Toscana pubblica sul suo sito la mappa dello stato di avanzamento degli studi (vedi mappa sotto), e quelli già approvati sono pubblici e scaricabili cliccando qui.
Il mio consiglio quindi è di chiedere un parere sui due edifici ad un ingegnere per la sicurezza strutturale ed ad un geologo per i terreni di fondazione , allo stesso modo in cui ci rivolge ad un medico specializzato per prevenire le malattie. Potendo prevedere gli effeti di un terremoto (amplificazioni del terreno e danni alle strutture) dovremmo uscire dal falso problema della previsione del "quando" e concentrarci sulla prevenzione del rischio sismico.
Quanto al problema della correlazione tra terremoti, posso citare quello che rispose Charles Richter ad un giornalista.
"Prof. Richter, il terremoto avvertito questa notte in California era previsto?"
"Non ancora".
A posteriori, quelli che "io l'avevo previsto" spuntano come porcini dopo una pioggia di fine estate, ma la verità è che nessuna delle correlazioni proposte tra zone sismiche in molti articoli sinora pubblicati era stata riconosciuta e pubblicata a priori. Ciò non toglie che siano state proposte evidenze anche molto serie, ma nessuno è in grado di dire oggi che ad ogni terremoto nella zona A corrisponderà tra 1, 10 o 100 giorni un terremoto nella zona B. Un esempio di correlazione tra i margini nord e sud della Pianura Padana è stato pubblicato recentemente. Ne parlo in coda a questo articolo su Sapere.
Seismologists on trial in Italy
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From Nature News blog:
Italian seismologists to be tried for manslaughter - May 25, 2011
*Posted on behalf of Nicola Nosengo*
Six Italian seismologists an...
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