martedì 3 luglio 2012

Caldo e Terremoti, CO2 e galline

In questi giorni di gran caldo torna di attualità il problema del cambiamento climatico e dei gas a effetto serra. Cosa c'entrano i terremoti? Quelli naturali molto probabilmente nulla, ma sono quelli indotti a preoccupare. Negli USA è appena stato pubblicato un articolo  di Mark Zoback, noto e rispettato geofisico della Stanford University, che pone seri dubbi sulla effettiva possibilità che lo stoccaggio di anidride carbonica (CO2)  nel sottosuolo sia una soluzione praticabile a causa della sismicità che si andrebbe ad attivare. Traduco le conclusioni per chi non si vuole leggere tutto l'articolo:
"Nonostante il suo enorme costo,  la cattura e stoccaggio del carbonio (CCS) su larga scala è considerata una strategia praticabile per ridurre significativamente le emissioni di CO2 associate a   centrali di energia elettrica a carbone ed altre fonti industriali di CO2. 
Noi sosteniamo che vi è un'alta probabilità che i terremoti verranno attivati dalle iniezione di grandi volumi di CO2 nelle rocce fragili che si trovano comunemente in ambienti continentali. Poiché anche terremoti di piccole e  medie dimensioni minacciano l'integrità della tenuta dei depositi di CO2, in questo contesto, la CCS su larga scala è una strategia rischiosa, e probabilmente senza successo per ridurre significativamente le emissioni di gas a effetto serra."
In Italia la ricerca in questo settore segna il passo. La pagina dell'INGV dedicata alla CCS non fa menzione della possibilità che tale tecnica induca sismicità.
In compenso il più diffuso quotidiano nazionale dedica una pagina ad un confuso potpourri di aneddoti pre- e post-sisma, dove apprendiamo tra l'altro che: "le emissioni del gas radon, di cui tanto si parlò nel 2009 dopo il terremoto dell'Aquila, non sarebbero state di nessun aiuto in Emilia Romagna, il cui sottosuolo è privo di elementi di origine vulcanica" e che "la temperatura del terreno ha raggiunto i 50 gradi". 
Peccato che proprio in Emilia-Romagna si siano raccolti i dati di un articolo sulle variazioni pre- e post-sismiche del radon già nel 1994, e che il sistema di monitoraggio dei dati idro-meteo della Regione Emilia-Romagna non evidenzi anomalie di temperatura che con il terreno a 50° (!!) dovrebbero essere notevoli.
Giusto come curiosità: l'idea di una sistematica misurazione del livello dell'acqua dei pozzi per prevedere i terremoti era stato proposto in Emilia, a Poretta Terme, già nel 1800 come racconta questo articolo.

4 commenti:

  1. Interessante articolo (anche perchè sono di Porretta e non sapevo di questo progetto), peccato poter leggere solo l'abstract.

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    1. Ho postato un articolo in Italiano a questo link:

      http://tersiscio.blogspot.it/2012/07/puteometria-ovvero-terremoti-e-pozzi.html

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  2. L'idea di prevedere i terremoti con le variazioni di emissione di radon mi sembra idromeccanicamente impossibile viste le velocità di diffusione di un gas in un mezzo poroso parzialmente saturo (o saturo visto che dovrebbe emergere fra diversi strati geologici). Anche assumendo che le variazioni siano provocate da onde sismiche su depositi superficiali del gas i quali non portano con se alcuna informazione sull'epicentro del sisma sotto forma quantitativa o qualitativa, rimane quindi sempre più semplice misurare le onde sismiche, più dirette e sensibili rispetto all'emissione del gas, affetta da correnti convettive in superficie o variazioni di falda.

    Tralasciando quindi il video sulle contraddizioni di Giuliani, mai citato nè dai giornalisti sostenitori (es: Messora) nè dai giornali della carta stampata (troppo spesso in Italia si scrivono articoli soltanto con qualche blanda ricerca in internet), Giuliani recentemente ha detto in un'intervista qualcosa di curioso: il livello di falda nel sottosuolo varia con la luna, proprio come le maree.
    Per questo nelle fasi di emissione del radon lui "filtra" l'andamento delle emissioni secondo l'andamento della luna, un po' come se stesse trattando una marea.
    Vi pare una cosa sensata?

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  3. A me la questione delle maree underground non sembra credibile, a meno che ci si riferisca a variazioni molto piccole. La marea si esercita su qualsiasi bacino idrico ragionevolmente stazionario, ma richiede una differenza di forza gravitazionale tra diversi punti dello stesso bacino. Cosa normale se i punti sono molto distanti tra loro. Quindi se questi punti sono distanti come nell'Atlantico, marea di dieci metri, se sono distanti come nel mediterraneo marea di mezzo metro, se è il lago di Garda non lo so, e credo che il Garda superi di gran lunga l'estensione di una normale falda.
    Inoltre la falda è dinamica, subisce variazioni di livello dovute anche ad altre cause, non so come uno farebbe a separare il contributo lunare, che mi aspetto molto piccolo.

    Sulla questione stoccaggio di CO2, si rivà a parare su un vecchio problema: i costi della produzione energetica sono al 90 % occulti e normalmente scaricati sulla collettività, anzichè su produttori e venditori. Lo stoccaggio della CO2 diverrebbe un altro di questi costi occulti e, se portato ad un livello che va molto oltre il prototipo, non credo proprio che sarebbe una voce minore.

    Infine, ogni progetto di questo tipo porta immediatamente all'emissione di Carbon Credit, pregiata merce speculative immediatamente rivendibile ad un operatore che voglia riversare nell'aria una quantità di CO2 equivalente a quella appena stoccata. Il risultato sarebbe la stessa CO2 di prima nell'aria, più quella stoccata sotto.

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