lunedì 30 dicembre 2013

Il terremoto del Matese: alcune peculiarità

La sequenza sismica che da oggi interessa il Matese mostra almeno cinque peculiarità interessanti.

1) Innanzitutto, molti non si saranno accorti che questa mattina si era mosso il margine orientale della piattaforma Apula, che con la sua rotazione causa la sismicita lungo la catena appennica. Un terremoto di magnitudo tra 4.7 e 4.9 era avvenuto nella Croazia meridionale poco prima delle 07:00 UTC. Nella registrazione della stazione sismica di Matera riportata qui sotto sono ben evidenti entrambe le scosse.
La coincidenza delle due scosse ha messo in evidenza il motore comune che è la causa di entrambe.

2) Un'altra particolarità della sequenza del Matese è che ha un tratto in comune con quella di Gubbio, che ho richiamato in un precedente post. Come si vede dalla immagine qui sotto, la sequenza è prossima ad alcune faglie censite nella banca dati DiSS dell'INGV, ma non corrisponde ad alcuna sorgente nota. Se fossimo sicuri che il catalogo delle faglie sia completo, sarebbe una buona notizia perchè non ci sarebbero da aspettarsi scosse più forti di quelle odierne. Purtoppo non si può escludere del tutto la possiblità di un terremoto su una sorgente non ancora scoperta.

3) Dalla mappa precedente, guardando la scala di colori associati alla profondità, si vede che la sequenza del Matese interessa tutti e tre i primi strati. Non è un fatto comune per una sequenza innescata da un terremoto di magnitudo inferiore a 5. Per coinvolgere livelli dalla superficie a più di 20 km di profondità servono magnitudo molto maggiori. Uno sguardo di maggiore dettaglio alle profondità disponibili sul sito ISIDE dell'INGV mostra un comportamento singolare. La distribuzione non è uniforme ma mostra due massimi distinti, come si vede dal grafico seguente.
Circa una metà dei terremoti avviene tra 9 e 11 km, poi c'è uno iato prima di un secondo massimo tra i 17 ed i 25 km di profondità.

4) La legge di Gutenberg-Richter stablisce che il logaritmo del numero dei terremoti decresce linearmente al crescere della magnitudo. La pendenza della retta è circa uno. Nel caso della sequenza del Matese, nelle prime ore la sequenza ha un coefficiente significativamente più piccolo dell'unità, come si vede dal grafico seguente.
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5) E' uno dei primi casi per cui ci sono stati espliciti inviti alla popolazione ad abbandonare le case e non rientrare per alcuni giorni.
Se non si è sicuri che esista un piano che preveda aree di attesa e soccorso, interventi di protezione civile a livello locale e una conoscenza della vulnerabilità delle abitazioni, scappare a caso per un periodo di tempo imprecisato (3 giorni? e perché non 5 o 32?) non mi sembra una grande opzione.
Se non viene nessun terremoto forte e un anziano muore di polmonite per aver dormito in macchina? O se viene il terremoto forte e si scopre di essere usciti da una casa senza problemi per parcheggiare vicino a una che crolla? Mi sembra che i comportamenti individuali improntati al panico abbiano già prodotto dei feriti questo pomeriggio. Bisognerebbe eventualmente uscire da case vulnerabili per essere accolti in aree (tende? palasport?) appositamente attrezzate e verificate, limitando il traffico per lasciare libere le strade ai mezzi di soccorso. Come esempio da NON imitare, guardate questa foto presa da un servizio di La Repubblica.

Sostare in un vicolo stretto, vicino alle pareti degli edifici è più pericoloso che stare in casa. Molto prima che un edificio crolli, ci sono distacchi di parti non strutturali come cornicioni e  terrazzini, cadono tegole e comignoli, da altezze più che suffcienti per uccidere.
Se non si è sicuri della qualità antisismica della propria abitazione, bisogna recarsi nelle aree di attesa sicure previste dal piano di protezione civile comunale.
Se non c'è il piano, recarsi dal Sindaco e tirargli (forte) le orecchie.
Nel 2011 a Lorca (Spagna) tutte le vittime meno due furono causate da crolli di parti non strutturali che uccisero persone uscite in strada dopo un foreshock.





lunedì 23 dicembre 2013

Gubbio e Brescia, terremoti e faglie

Le sequenze sismiche che stanno interessando in questi giorni Gubbio e la Bassa Bresciana ci stanno facendo capire quanto sia ancora complicato comprendere la relazione tra terremoti e faglie attive.
La zona di Gubbio ha avuto forti terremoti in passato, e il versante del monte che sovrasta Gubbio è stato idenficato come fagli attiva, legata alla porzione sismogenica in profondità. Le due faglie che hanno creato il bacino di Gubbio sono state studiate e modellate per capire quale fosse la accelerazione che potevano causare in caso di forte terremoto. Tra il 2004 e il 2006 Gubbio è stata una delle quattro località pilota del progetto DPC-INGV-S3 coordinato da me e Francesca Pacor di INGV-MI. Come si può vedere dai report prodotti allora, le due faglie modellate si trovano a SW di Gubbio. La peculiarità che rendeva interessante Gubbio era la forte amplificazione in bassa frequenza osservata durante il terremoto dell'Umbria-Marche nel 1997. Gli studi di risposta sismica locale condotti all'epoca confermarono la forte differenza di comportamento sismico tra il versante (roccie e brecce) e la parte in pianura, a sua volta molto differenziata tra conoide cementata e alluvioni profonde.
Lo sciame che prosegue a Gubbio da circa un anno sembra avvenire tra le due zone di faglia fino ad ora ipotizzate e riportate nel DISS-INGV, come si vede dalla figura sottostante.

Per quanto riguarda la sequanza del Bresciano, l'associazione sembra molto chiara con l'anticlinale di Monte Netto. Nella cartina delle locallizzaazioni di CRS-OGS riportata qui sotto è evidenziata questa singolare collina che proprio grazie alla tettonica attiva si eleva al di sopra della pianura circostante.

Questa anticlinale non compare come sorgente singola nella banca dati DISS-INGV, ma fa parte della sorgente composita che borda la pianura lombarda.
Al sito di Monte Netto sono stati riconosciuti effetti di fagliazione superficiale e liquefazione avvenuti dopo l'ultima glaciazione, in un articolo disponibile a questo link.



domenica 17 novembre 2013

Comunicazione del rischio sismico... quasi una tournée

Mi trovo nel mezzo di una specie di tournée, faticosa ma molto interessante, che ha al centro la comunicazione del rischio sismico.
Giovedi 14 ero a Siena, per una iniziativa della Fondazione Scuola di Formazione per il Terzo settore, denominata Comunicare per Prevenire. Ho imparato molte cose quando gli esperti della comunicazione hanno "smontato" il mio intervento secondo una lettura critica dal loro punto di vista.
Venerdì 15 a Roma, per una intensa giornata organizzata dal Dipartimento Protezione Civile: Comunicare il rischio, il rischio di comunicare. A questo link trovate la registrazione degli interventi; se non avete tempo per tutti vi consiglio quello di Andrea Cardoni che inquadra molto bene il problema della affidabilità delle informazioni sui rischi disponibili in rete (da 2:09:30).
Sabato 16 a Pinerolo, per una giornata di sensibilizzazione organizzata dalla locale Croce Verde - ANPAS, che voleva ricordare ai cittadini il terremoto che colpì Pinerolo e la Val Pellice nel 1808 ed informarli su come siano avanzate le conoscenze sulla riduzione del rischio sismico.
Infine domani a Trieste ci sarà una giornata pubblica per l'apertura del 32° convegno del Gruppo Nazionale di Geofisica della Terra Solida. Qui sotto la locandina dell'iniziativa, dedicata alla sicurezza sismica delle scuole. Quelli che dicono che sono solo chiacchere, lo sanno che un recente decreto legge ha stanziato oltre 100 milioni di Euro l'anno per tre anni per rendere più sicure le scuole?

giovedì 3 ottobre 2013

Sismicità indotta in Spagna

Dai primi giorni di settembre si è attivato uno sciame sismico a circa 25 km al largo dalla costa spagnola tra Catalogna e Valencia, che ha fatto registrare oggi il terremoto numero 400.
La zona è interessata dalle operazione di stoccaggio gas deominata "Castor" , un progetto partecipato anche dalla canadese Dundee Energy che si propone di diventare il più grosso stoccaggio di gas spagnolo sfruttando un giacimento petrolifero esaurito (Amposta Oil Field)
La piattaforma di pompaggio ed estrazione è collegata con un gasdotto di 25 km a Vinaròs sula costa.
Non si hanno dati precisi su volumi e pressioni del gas iniettato, se non che il giorno 16 aprile la compagnia concessionaria ha annuncitao di avere raggiunto la pressione prevista del "cushion gas" ovvero la quantità di gas che serve da "molla" per spigere fuori il gas successivamente iniettato (o, in altri termini, la quantità di gas non recuperabile dall'impianto). Il giorno 26 il governo spagnolo ha ordinato la sospensione delle attività in attesa di ulteriori indagini. A macchine ferme il 1° ottobre si è avuto il terremoto al momento più forte della sequenza che ha raggiunto magnitudo 4.2.
Osservando il grafico sottostante si vede come dall'inizio della attività la magnitudo sia andata aumentando, rimanendo sotto a 2.0 per 5 giorni, sotto  2.6 per 6, sotto 3.0 per 9 e sotto 3.5 per 20 giorni.
 I dati forniti dall'Instituto Geografico Nacional di Madrid riportano come si è detto 400 eventi di magnitudo compresa tra 0.8 e 4.2. Il grafico del numero di terremoti in funzione della magnitudo mostra che il catalogo degli eventi è completo per magnitudo sopra 1.7.

E' quindi possibile che nei primi giorni ci sia stata attività non registrata dalla rete nazionale spagnola. Dai documenti disponibili non sembra esistesse una rete di monitoraggio apposita.
La localizzazione degli eventi mostra un allineamentou NW-SE, compatibile con il meccanismo focale della socssa principale. La presenza di una notevole componente non doppia-coppia suggerisce che ci sia un ruolo dei fluidi sul piano di faglia. Un processo di diffusione dei fluidi spiegherebbe anche perchè la sismicità sia continuata, aumentando di magnitudo, anche dopo che sono state sospese le attività di pompaggio.

Quali lezioni si possono trarre da quanto sta avvenendo in Spagna?
1) se si vogliono evitare magnitudo in grado di fare danni (qui siamo a mare, ma a terra un 4.2 sarebbe un problema) è necessario fermare quanto prima le attività se le magnitudo aumentano e i terremoti si raggruppano
2) per realizzare efficacemente quanto al punto 1 servono reti di monitoraggio più sensibili di quelle a maglia larga che coprono normalmente le esigenze di protezione civile, in modo da accorgersi della evoluzione sfavorevole della sismicità il prima possibile.
3) Per lo stocaggio gas la soluzione migliore sono i giacimenti esauriti di gas. Giacimenti ad olio o in acquiferi non danno garanzie sufficienti e non esistendo una pressione di riferimento al momento della scoperta non è possibile capire quale sia il limite di pressione da non superare nello stoccaggio, specialmente se si possono innescare migrazioni di fluidi su piani di faglia pre-esistenti attivando sismicità di notevole magnitudo.







giovedì 19 settembre 2013

Nuovo sciame sismico in Basilicata

Nelle ultime 48 ore si è attivato uno sciame sismico con epicentro a Nord di Potenza, nella zona compresa tra Castel Lagopesole, Pietragalla e Filiano. Molte persone mi hanno chiesto se c'è una relazione con lo sciame del Pollino.
Si tratta di due fenomeni diversi su sistemi di faglie molto lontane tra di loro.
La sismicità registrata da INGV a  Nord di Potenza degli ultimi giorni è riportata qui sotto:
Il colore dei pallini che rappresentano gli epicentri indica che si tratta di eventi tra i 10 ed oltre i 20 km di profondità. Sono terremoti più profondi di quelli del Pollino e tipici delle faglie trasversali dell'Appennino. In zona la più famosa sequenza di questo tipo è quella dei terremoti tra il 1990 e 1991 con epicentro nei pressi di Potenza, mentre un secondo sciame meno forte capitò nel 2000.
Ieri c'è stata una scossa di magnitudo 2 sul Pollino e molti hanno pensato che quella sequenza si fosse riattvata "a causa" dei terremoti a nord di Potenza. In realtà la sequenza del Pollino non si è ancora estinta, il tasso di attività dei terremoti con magnitudo superiore a 1.5 è tuttora 10 volte più alto di quanto fosse nel 2010, e quindi ogni tanto capitano ancora scosse avvertite dalla popolazione.


lunedì 9 settembre 2013

Sismicità in aumento?

D. Mi pare di avere notato in questi ultimi mesi una notevole attività sismica in tutta Italia. E' così oppure siamo nella media? Se i terremoti, in zone così diverse, fossero davvero in aumento potrebbe esserci un collegamento? 

R.    La domanda mi è stata posta in modo più o meno simile da molte persone, e recentemente è stata anche al centro di una intervista a colleghi INGV apparsa in un articolo su la Repubblica.
La costanza o meno degli eventi sismici può essere rilevata solo su periodi lunghi, probabilmente più estesi dei nostri attuali cataloghi, ma si può comunque tentare di dare una risposta. Prendiamo un catalogo omogeneo, quello della banca dati ISIDE dell'INGV e consideriamo una soglia di magnitudo per la quale siamo sicuri di non aver perso nemmeno un evento ed allo stesso tempo ci siano abbastanza eventi per fare una statistica. Una soglia adatta è la magnitudo 3. Si tratta di eventi ben percepiti anche dalla popolazione, sicuramente registrati dalle varie reti che forniscono dati per le localizzazioni dell'INGV. Negli ultimi 8 anni ci sono stati oltre 2000 eventi di questo tipo. Consideriamo una statistica molto semplice per definire il tasso di attività. Contiamo quante settimane servono per registrare 50 eventi di questo tipo. Il risultato è riportato nella figura qui sotto.

Il valor medio su tutto il periodo è 10, ovvero in media ci vogliono circa due mesi per registrare 50 eventi sopra magnitudo 3. Ci sono comunque delle larghe fluttuazioni, da un massimo di oltre 22 settimane (più di 4 mesi) come è successo a cavallo tra 2007 a 2008, fino a meno di una settimana come è capitato dopo le scosse principali in Abruzzo nel 2009 e in Emilia nel 2012.
Queste fluttuazioni precedono i terremoti più forti, quelli con magnitudo almeno pari a 5 rappresentati dai triangoli rossi?
No, non c'è una semplice correlazione in nessun senso. Non si può dire che quando l'attività di base aumenta poi vengano forti terremoti (le discese più brusche sono dopo i terremoti principali a causa della coda di aftershock). Gli ultimi 4 forti terremoti sono avvenuti con valori di questo indice compreso tra 10 e 12, ma i primi due in un periodo con indice tra 15 e 20. Ci sono stati periodi in cui questo indice è sceso sotto 10 o addirittura 5 settimane per 50 eventi e non è successo nulla. In un caso l'indice è sceso da 20 a 5 senza alcun terremoto con magnitudo superiore a 5.
Per capire quanto sia importante la scala dei tempi alla quale osserviamo il fenomeno terremoto, proviamo con un altro grafico. Consideriamo ora le variazioni a lungo termine e facciamo un grafico di quanti mesi ci vogliono per registrare 300 terremoti di magnitudo superiore a 3.
Possiamo vedere che il tasso era di oltre 20 mesi per 300 eventi fino al terremoto dell'Aquila, per scendere a causa  della coda di aftershock di questo evento. Prima del terremoto dell'Aquila l'andamento era in leggera salita, ovvero ci voleva sempre più tempo per osservare lo stesso numero di terremoti. Dopo la discesa degli aftershock dell'Aquila c'è stata una salita fino a 20 mesi per 300 eventi, poi una lenta discesa senza forti terremoti fino a quello dell'Emilia che ha causato una nuova brusca discesa. Esaurito l'effetto degli aftershock dell'Emilia si vede che nel lungo periodo c'è stata una nuova salita arrestatasi da troppo poco tempo per potere capire quale sia la tendenza attuale. Insomma, anche sul lungo periodo è difficile trovare correlazione tra gli eventi piccoli e quelli più grandi.
Perchè ci sono fluttuazioni nel tasso di attività? Sono completamente casuali o c'è una connessione dovuta ad una causa comune? Non dobbiamo dimenticarci che tutti i terremoti in Italia sono legati alla stessa causa: il moto della microplacca Apula schiacciata dall'Africa contro l'Europa. E' possibile quindi che ci siano delle variazioni di velocità nella convergenza tra i continenti e questo potrebbe portare a periodi di maggiore o minore attvità, come ipotizzato quasi 40 anni fa dal geofisico americano Don Anderson con la teoria della "accelerated plate tectonics" in un famoso articolo su Science.






mercoledì 21 agosto 2013

Come si disinforma sui terremoti

Ieri sera appare sula pagina FB "La nostra ignoranza è la loro forza" il rilancio di un vecchio post che sostiene che in Italia i terremoti sono generati dai militari e da scienziati loro asserviti, arrivando a dichiarare che "il muro di gomma inizia a sgretolarsi. A partire dal 1956 la NATO, ed i governi USA & Italia hanno concesso ai cosiddetti scienziati enormi quantitativi di residuati bellici per fare esperimenti sui terremoti! " A prova delle roboanti affermazioni viene riportata una intervista (senza citarne la fonte) al Prof. Ignazio Guerra dell'Università della Calabria dove non si parla però nè di NATO, nè di USA nè tantomeno di residuati bellici. Si spiega invece l'uso scientifico di esplosioni controllate, che vengono normalmente effettuate per due scopi:
1) calibrare le reti sismiche e poter così meglio localizzare i terremoti
2) inviare onde negli strati più profondi per conoscerne la giacitura, la geometria e la eventuale presenza di faglie.
Ovviamente questi esperimenti non sono in grado di generare terremoti indotti, ma per il sito FB sembrano la prova del Grande Complotto eccettera eccetera.
Poichè so che il collega Guerra non frequenta i social network (e forse non ha tutti i torti), ieri sera gli ho scritto se sapesse di queste travisazioni delle sue interviste.
Stamattina mi ha risposto così:
"... ne ignoravo la pubblicizzazione sul web, che utilizzo solo come fonte mirata di informazioni che mi servono. Si tratta di un'intervista data ad una ragazza di Cosenza per un foglio locale che poi è stata ripresa da questo sedicente "giornalista d'inchiesta" ed inserita in un libro pubblicato da un editore cosentino.
Se questo signore spaccia come prova di complotti internazionali, come se fossero documenti riservati, anche lavori come quello di Mariano Maistrello, che ci ha messo anni a raccogliere, digitizzare  e rendere disponibili un patrimonio di dati non più rigenerabili, cosa gli vai a dire?
Qualunque risposta o precisazione verrebbe spacciata come la solita reazione inviperita della retriva accademia all'azione difficile ed eroica del povero investigatore privato, che nonostante la scarsità di risorse ecc. ecc.
Ne facciamo un altro martire, come Bendandi, Giuliani et al.??
Ti ringrazio comunque della segnalazione, anche se mi ha guastato la giornata."
Ho quindi postato questa risposta sul sito FB di cui sopra, scatenando la reazione dell'anonimo gestore, come si vede da queste figure che sono catture dello schermo.



 Sono intervenuti anche molti altri utenti che hanno criticato l'approccio del sito (tutti firmandosi con nome e cognome) e questa è stata l'ultima linea di difesa:


Complimenti per lo stile, il rispetto della netiquette e soprattutto per il democratico gusto alla discussione. I commenti "non allineati" sono stati rimossi. Se questi sono i predestinati che devono risvegliare il popolo ignorante siamo messi bene.
De resto uno che chiama imbecille chi non crede nelle scie chimiche non aveva tempo per la dialettica, doveva correre in edicola a comperare il numero appena uscito di una prestigiosa rivista scientifica che tratta l'argomento come merita:


... e non è uno scherzo, leggete qui.

sabato 10 agosto 2013

Quante regioni sono pericolose come l'Emilia?

Una recente intervista all'ex direttore della sezione INGV di Bologna, il Dott. Andrea Morelli, ha riaperto la discussione su quanto debba essere considerata pericolosa la regione Emilia-Romagna, dato che la zona colpita dal terremoto l'anno scorso era classificata di terza categoria e questa classificazione non verrà rivista.
Innanzitutto bisogna ricordare che la classificazione sismica ha un significato prevaletemente pianificatorio e non serve per la progettazione sismica. Come ricorda il Dipartimento della Protezione Civile "Le attuali Norme Tecniche per le Costruzioni (Decreto Ministeriale del 14 gennaio 2008), infatti, hanno modificato il ruolo che la classificazione sismica aveva ai fini progettuali: per ciascuna zona – e quindi territorio comunale – precedentemente veniva fornito un valore di accelerazione di picco e quindi di spettro di risposta elastico da utilizzare per il calcolo delle azioni sismiche. Dal 1 luglio 2009 con l’entrata in vigore delle Norme Tecniche per le Costruzioni del 2008, per ogni costruzione ci si deve riferire ad una accelerazione di riferimento “propria” individuata sulla base delle coordinate geografiche dell’area di progetto e in funzione della vita nominale dell’opera. Un valore di pericolosità di base, dunque, definito per ogni punto del territorio nazionale, su una maglia quadrata di 5 km di lato, indipendentemente dai confini amministrativi comunali. La classificazione sismica (zona sismica di appartenenza del comune) rimane utile solo per la gestione della pianificazione e per il controllo del territorio da parte degli enti preposti (Regione, Genio civile, ecc.)."

Venendo poi all'intervista mi sembra che Morelli abbia detto cose sensate. In Emilia i terremoti sono più rari che altrove, ma non meno forti. I criteri attuali tengono conto del quanto forte e del quanto spesso, e da questo punto di vista l'Emilia è oggettivamente meno pericolosa della Calabria o del Friuli. Se poi si decide di proteggersi contro il massimo possibile, allora il discorso cambia ma cambiano anche (di molto) i costi. È una decisione politica, non scientifica ed è giusto che i cittadini ne siano informati.
Vediamo il confronto tra la attuale classificazione sismica (a sinistra nell'imagine sotto) e l'intensità massima storicamente nota:

Si vede che l'Emilia non è l'unica zona in terza categoria che in passato abbia avuto terremoti dell'ottavo o addirittura nono grado della scala Mercalli. Tra le altre zone si notano il Salento (in 4° categoria con risentimenti storici del IX grado MCS), il Ponente Ligure, il Piemonte Occidentale, La parte orientale della Valle d'Aosta, la costa settentrionale della Toscana, le provincie di Verona, Vicenza e Treviso, il Lazio Meridionale, oltre ad altre zone più limitate. In queste zone ci sono stati forti terremoti in passato ma il modello di calcolo utiizzato da INGV li ritiene poco probabili rispetto ad altre zone dove i terremoti sono più frequenti.
Il discorso a qusto punto si dovrebbe spostare su di un altro tema: il modello attuale è il migliore possibile o può essere aggiornato?
La Regione Emilia Romagna ha iniziato un percorso che ha proprio per titolo "Verso una nuova carta di pericolosità sismica".
Personalmente ho pubblicato sul Bulletin of Seismological Society of America due articoli, uno che confronta la carta di pericolosità attuale con i dati storici,  mentre l'altro che propone nelle conclusioni 5 suggerimenti per migliorare la prossima edizione delle carte di pericolosità, qui tradotti e riportati:
1. i risultati finali siano forniti di un numero realistico di cifre significative;
2.  siano presi in considerazione
modelli di sismicità alternativi quando possibile (considerando che poche faglie in Italia sono noti in dettaglio sufficiente per superare test statistici sui modelli di occorrenza, si veda ad esempio Mucciarelli, 2007);
3. il risultato utilizzi misure integrali dell'intensità del moto del suolo come l'intensità Housner;
4. i risultati siano validati utilizzando test statistici approfonditi e confrontati con le osservazioni;
5.
siano presi in considerazione effetti di prossimità alla faglia .



domenica 21 luglio 2013

Il terremoto del Conero

Stanotte un terremoto di magnitudo 4.9 Richter ha iniziato una sequenza nel Mare Adriatico al largo della riviera del Monte Conero.
La zona è notoriamente sismica e soggetta ad elevate deformazioni compressive. Nel 1972 un forte terremoto causò danni ad Ancona e nelle zone limitrofe. Il confronto tra la sequenza odierna e la faglia indicata come responsabile del terremoto del 1690 e forse del 1972 dal data base delle sorgenti sismogeniche INGV mostra un andamento degli epicentri apparentemente ortogonale a quella faglia.

Il meccanismo focale è ancora dibattuto. L'INGV fornisce un momento tensore trascorrente, in potenziale accordo con l'andamento della sismicità (a destra qui sotto) mentre il GFZ riconosce un meccanismo compressivo su una faglia parallela a quella del 1971 (a sinistra). Anche il meccanismo calcolato da OGS si accorda con quello GFZ.


Peculiare anche l'andamento dei risentimenti che mostra qui sotto una scarsa penetrazione verso l'entroterra ed un risentimento molto allungato lungo la costa. Bisognerebbe capire anche quanto hanno giocato due condizioni particolari: 1) la densità della popolazione, dato che è probabile un forte addensamento lungo il litorale trattandosi di un fine settimana di luglio 2) l'amplificazione sismica nei tereni più soffici della costa
Le accelerazioni rese disponibili dalla rete accelerometrica INGV mostrano valori di picco tipici di un evento molto ben risentito dalla popolazione ma al di sotto della capacità di causare danni, con valori non superiori a 5/100 dell'accelerazione di gravità.


Infine, un argomento che al giorno d'oggi va molto di moda: il terremoto ha cause antropiche?
La figura sottostante riporta la sequenza sovraimposta ai pozzi di estrazione di idrocarburi (non ci sono stoccaggi attivi nelle Marche). I pozzi rossi sono quelli produttivi, mentre quelli verdi sono quelli sterili dalla scoperta o abbandonati perchè non produttivi. La sequanza odierna è lontana dai pozzi produttivi ed interessa una zona priva di attività estrattive.




lunedì 8 luglio 2013

Prospezioni per idrocarburi. Cui prodest?

Negli urimi tempi ricevo molti messaggi di persone preoccupate perchè nella loro regione sono in programma prospezioni geofisiche o trivellazioni esplorative per la ricerca di giacimenti di idrocarburi.
Al di là della rassicurazione circa il fatto che una vibrodina per esplorazioni non può indurre terremoti (succede nei solo nei libri di fantascienza tipo The Hammer of Eden), mi sembra più importante sottolineare alcuni fatti:
1) molte concessioni sono per ricerche dove si sa già che idocarburi non ve ne sono,  oppure le quantità sono molto limitate.
2) a presentare istanza non sono le grandi compagnie ma piccole società, spesso venture capital quotate in borse straniere e con sede in paradisi fiscali.
3) ci sono già stati casi in cui la società dichiara di aver perforato un pozzo sterile ma è contenta lo stesso.
Perchè accade questo?
Innanzitutto un po' di dati. Nelle figure sotto ho riportato dati pubblici per tre zone (Molise, Golfo di Taranto, Abruzzo). Le aree in verde sono le concessioni, mentre i pallini sono i pozzi già perforati: rossi se produttivi, verdi se non produttivi. Le linee sono le prospezioni sismiche già effettuate.




Si può vedere in questi casi come le esplorazioni con la geofisica da superficie siano già state fatte ed i pozzi esplorativi siano risultati sterili. Qual'e quindi la convenienza nel chiedere di fare nuove esplorazioni?
La risposta sta nel Decreto Legislatvo 164 del 2000, che mette a disposizione circa 7 milioni di euro all'anno per rimborsare le compagnie che effettuano esplorazioni. I soldi sono presi come quota parte delle royalties versate dalle compagnie petrolifere che già stanno estraendo idrocarburi.
E'vero che il decreto stabilisce che non possano essere rielaborate linee sismiche già esistenti, ma mi domando se esiste un controllo ex-post sulla qualità e quantità del lavoro effettivamente svolto. Nel decreto citato questi controlli per la erogazione dei contributi non sono menzionati.

Terremoti a catena

D. Nel 1980 il terribile terremoto del 23 novembre durò 90 secondi per il susseguirsi di 3 scosse separate ... ma per una sorta di ''effetto a catena'' ?
Le faglie si comportano sempre allo stesso modo, oppure il loro movimento è imprevedibile?

R.  Spesso le faglie si muovono in successione, ma il tempo con cui ciò accade è molto variabile e, di fatto, imprevedibile. Come ricordato dalla lettrice che pone la domanda, nel terremto dell'Irpinia tre faglie adiacenti si attivarono nell'arco di 40 secondi. Nel terremoto dell'Umbria-Marche il tempo intercorso tra le due scosse principali su due faglie vicine fu di poche ore. In Molise nel 2002 si trattò di poco più di un giorno mentre in Calabria nel 1783 si mosse tutta la parte meridionale della regione nell'arco di 2 mesi. Il terremoto italiano più catastrofico per l'attivazione di faglie multiple rimane quello del 1456. Come si vede dalla mappa presa dalla banca dati INGV, si ebbero intensità superiori al IX grado in tutto l'Appennino Meridionale dall'Abruzzo alla Basilicata, e il tutto accadde in una notte. Maggiori informazioni su questo evento multiplo si trovano a questo link.


mercoledì 3 luglio 2013

Sismicità indotta in Olanda

Stanotte un terremoto di magnitudo 3 ha svegliato molti abitanti della regione di Groeningen, nel nord dell'Olanda. Quello che rede particolare questo terremoto è che viene attribuito con certezza ad attività antropiche legate allo sfruttamento del Campo Gas. Lo ammette la stessa società di gestione (NAM) che deve fronteggiare da tempo i problemi posti dalla sismicità indotta nell'area.
La mappa sottostante è presa dal sito del KMNI, il Regio Istituto Meteorologico dei Paesi Bassi, e mostra la sismictà recente nell'area. Il pallino rosso è il terremoto di stanotte.


La cosa sorprendente (almeno per noi italiani) dal punto di vista organizzativo e sociale è che sul sito della società di gestione si trova questo testo:
"Aggiornamento 16:00: Mercoledì mattina, 3 luglio alle 13:04 si è verificato un terremoto nei pressi di Garrelsweer. Il sisma è legato alla produzione di gas dal giacimento di Groningen. Il KNMI ha suggerito la forza del sisma in 3.0 gradi Richter . 
Il sisma è stato relativamente pesante ed avvertito da molti residenti. NAM si rende conto che le persone sono scosse e vivono questi terremoti come fastidiosi.
I dipendenti di NAM sono presenti per rispondere alle domande e per aiutare a segnalare i danni.
I danni causati da questo terremoto sono rimborsati  dalla NAM. Un danno può essere segnalato per scritto o tramite il modulo di richiesta on-line su questo sito
.
Oggi 3 luglio, NAM ha ricevuto circa 150 segnalazioni dopo il terremoto in Garrelsweer ".
Sempre dal sito NAM si apprende che sono state valutate dall'agosto scorso oltre 7500 richieste di danno e ne sono state accolte oltre 2000 per un importo complessivo di oltre 15 milioni di Euro (vedi grafico sotto).

sabato 29 giugno 2013

Sismicità indotta o induzione alla sottovalutazione?

Mi segnalano alcuni amici che il terremoto della Lunigiana della settimana scorsa viene attribuito da alcuni siti a cause antropiche. Ormai sta diventando una moda, e ogni sisma viene attribuito a cause umane. Ora, se è noto che alcune attività come l'estrazione o iniezione di fluidi nel sottosuolo o il riempimento di bacini idrici artificiali possono dare luogo a sismicità indotta in un qualche percento dei casi, attribuire un terremoto all'azione combinata di scie chimiche e radiazione elettromagnetica immessa nell'atmosfera rappresenta una summa neoalchemica di alcuna tra le più note "bufale" del web. Per lo "smontaggio" di queste bufale ci sono ottimi e seri siti sia per quanto riguarda le scie chimiche che per HAARP.
Il problema non può esser liquidato come quello di innocui complottisti visionari che non meritano più di un sorriso o un'alzata di spalle.
Quello di cui queste persone non si rendono conto è il danno che creano cercando di convincere la popolazione che ogni terremoto che capita in Italia è causato dall'uomo. Avevo una intuzione un po' ingenua sul fatto che in genere non sia una buona idea distogliere l'attenzione dai veri motivi per cui un terremoto fa danni, ma ora ho potuto approfondire l'argomento in maniera più scientifica.
Questa settimana sono stato due giorni in Germania, presso la Training Base Weeze, ad un workshop di un progetto  europeo che tenta di costruire una comunità che affronti in maniera olistica il problema della riduzione dei rischi da disastri naturali. Hanno partecipato sismologi, sociologi, vigili del fuoco, operatori di protezione civile ed esperti di comunicazione di 10 paesi europei.
Ho trovato particolarmente interessante l'intevento del prof. Stewart Kowalski del Gjøvik University College di Stoccolma, sull'impatto che i modelli mentali hanno nella percezione del rischio e nella messa in atto delle politiche di mitigazione. In particolare per quanto riguarda il perchè le politiche di mitigazione sembrano avere sempre più difficoltà ad essere stabilmente inserite nelle pratiche quotidiane della popolazione è stato citato un lavoro di ricercatori del Risk Management and Decision Processes Center della Università della Pennsylvania, intitolato "Perchè non riusciamo ad imparare dai disastri". Per chi non si spaventa dell'inglese e qualche formula l'articolo si scarica a questo link.
L'idea fondamentale del lavoro è che il sistema "prova e  sbaglia"sul quale si basano gran parte dell'esperienza e della cultura umane non funziona per eventi che hanno tempi di ritorno molto lunghi, e che un singolo individuo potrebbe non sperimentare mai. Se da un lato la funzione di trasmissione culturale viene affidata a miti e leggende (il grande diluvio comune a quasi tutti i popoli), dall'altro ogni individuo si forma un modello mentale di cosa sia un disastro, di come questo accada e di come si possa sopravvivergli. A questo punto un modello sbagliato non solo non contribuisce a diminuire il rischio, ma può aumentarlo. La leggenda urbana del terremoto dell'Emilia generato dal fracking, o quello della Lunigiana causato dai militari fanno pensare che  soluzione del problema terremoto non sia l'ediliza antisismica, la microzonzione o l'informazione della popolazione, perchè tanto il terremoto viene causato dai cattivi, ed è loro che bisogna combattere. Mentre la popolazione si indigna fermamente su FaceBook contro un fantasma inesistente, le faglie nel sottosuolo italiano continuano ad accumulare energia, non si iniziano misure di prevenzione e riduzione del rischio, e così andiamo contro il prossimo disastro annunciato. Dopo il prossimo terremoto naturalmente non mancherà un nuovo colpevole antropico, magari l'eccessivo uso dello shampo nelle docce al mare, che percolando nel terreno lubrifica le faglie.


venerdì 21 giugno 2013

Il terremoto in Toscana e gli effetti nel Nord Italia

Il terremoto di questa mattina in Toscana ha avuto un risentimento molto forte nel Nord Italia ed in particolare nel Nord-Est. La mappa dei risentimenti dell'INGV mostra chiaramente una forte propagazione verso Nord ad Est, mentre ad Ovest e Sud dopo poche decine di chilometri gli effetti si attenuano.


Rimando ad un post precedente per spiegare il concetto di direttività, ma anche in questo caso è evidente che le onde sismiche non sono "il sasso nello stagno" che spesso compare sui giornali, con onde concentriche ed uguali che si allontanano dall'epicentro.
La direttività dipende anche dal cosiddetto meccanismo focale, ovvero la descrizione degli sforzi alla sorgente e del piano di faglia che si è mosso. Questo è il meccanismo focale determinato da OGS:

L'orientamento della faglia è Est-Ovest, abbastanza  inusuale per i terremoti appennici che di solito hanno orientamento NW-SE
Inoltre nel nord-est si sono sommati altri due fattori: l'amplificazione delle onde dovute ai sedimenti soffici e la somma delle onde dirette con quelle che hanno viaggiato in profondità nella crosta e sono state rifratte verso la superficie dalla discontinuità di Mohorovicic.
Questo spiega perchè la magnitudo locale dell'OGS è maggiore di quella (più corretta) di INGV. Le stazioni ING sono tutte intorno all'epicentro e fanno una media delle direzioni di maggiore o minore attenuazione, quelle OGS sono tutte sul lato di maggiore ampiezza e danno un valore più grande.

mercoledì 19 giugno 2013

Dubbi dall'Emilia, un anno dopo il terremoto


D.  La ringrazio innanzitutto se dedicherà qualche minuto alla lettura della mia mail. Questa mattina scorrendo la mia home Facebook, leggo un articolo che parla di lei e della sua teoria di un prossimo sisma. L'articolo ha destato il mio interesse perché vivo a Carpi, come lei saprà ,protagonista di eventi sismici recenti. Immaginerà, qui siamo ancora tutti molto spaventati.... Leggendo quanto pubblicato, la sua teoria si baserebbe su calcoli percentuali, se ho capito bene, magnitudo superiore a 5....  ogni 15 anni, ne sono già passati 30 quindi. Ma mi sembra un po' poco....qui da noi i sismografi dei giardini di appassionati fisici/astronomi registrarono, ce ne sono diversi, una magnitudo di 7.1 ben superiore al 5.9 che venne poi considerato ,ci si disse ,facendo la media dei diversi rilevamenti...questo dato non modificherebbe i suoi calcoli? Ossia una forte scossa ci sarebbe già stata. Qui inoltre nelle campagne la terra continua a rumoreggiare sembra quasi brontoli, forse a ragione, dopo tutto quello che le abbiamo fatto. Credo che lei meglio di me sappia che nel caso di un forte sisma al sud, interi paesi si sbriciolerebbero. E poi qui ci sono questi esperimenti per il gasdotto ,e leggo in un articolo di una rivista americana che oggi ci sono più terremoti indotti dall'uomo che naturali.. Davvero non esiste un metodo più preciso per calcolare un eventuale sisma? Non so perché ma fatico a crederlo. Lo spostamento di una massa non corrisponde allo spostamento consequenziale di un'altra?Una scossa in un punto, ne provoca un'altra?  E' vero che si sarebbe creata qui una nuova faglia sotto i nostri piedi come in California? E che c'e' un 50% di probabilità che si verifichi un secondo episodio sismico? Su quali basi?Inoltre se l'Italia e' sempre stata sismica perché si e' lasciato che si ignorasse il problema?...La ringrazio se vorrà consigliarmi qualche testo da leggere per approfondire l'argomento perché io non capisco più dov'è il vero e dove invece si parla solo per vedere chi ha più 'mi piace'.

R. Cara signora,
l'esempio che io faccio sempre ai volontari che devono parlare con i cittadini di come ridurre il rischio sismico è sempre lo stesso, una metafora dalla medicina.
Se andiamo dal medico e ci dice che con il colesterolo a oltre 400, fumando 2 pacchetti al giorno, con l'ipertensione e senza attività fisica il nostro cuore potrebbe cedere presto, non ci arrabbiamo perché il medico non ci sa dire a che ora e giorno ci verrà un infarto e quante coronarie si occluderanno, ma se lo vogliamo possiamo mettere in campo azioni per ridurre il nostro rischio cardiovascolare.
Il sismologo e l'ingegnere antisismico le possono dire prima del terremoto che la sua casa sorge in una zona sismica, che presenta una elevata vulnerabilità strutturale e che i terreni amplificheranno il moto sismico o che potrebbero liquefarsi. Non sono informazioni più che sufficienti per mettere in atto azioni per ridurre il rischio anche senza prevedere data e ora? Certo, bisognerebbe informarsi, anziché nascondere la testa sotto la sabbia e sperare che il prossimo evento capiti a qualcun altro. Ma non è lo stesso per chi si sottopone a check-up anziché sperare che il malanno capiti ad un altro?
Quanto alle magnitudo 7.1 registrate da amatori con un sismografo al secondo piano, le prego di credere che le reti professionali sanno fare di meglio. Certo, in una nazione dove anziché farsi fare una TAC c'è gente che va ancora dalla mammana a farsi "segnare" o per togliere il malocchio posso capire che la tentazione del fai da te sia presente, ma non mi sembra molto efficace. Vede, la sismologia è una scienza globale, un terremoto di 7.1 verrebbe registrato in tutto il pianeta, qualsiasi rete scientifica se ne accorgerebbe, e non abbiamo bisogno del sismofilo che ci corregga i numeri. Consideri che per alcuni eventi le magnitudo INGV erano superiori a qualle degli enti stranieri. Niente di strano, si tratta di numeri che sono affetti da un errore nella stima, come qualsiasi operazione di misura: il sito CRS-OGS rende esplicito questo errore. Se ci arriva una multa per eccesso di velocità in autostrada, ci comunicano che non abbiamo superato i 130 km/h ma i 137, per via del 5% di errore di misura dello strumento. Qualcuno pensa che ci sia un complotto tra tutti gli agenti della stradale per dare velocità più basse del vero? Credo di no, e allo stesso modo non c'è nessun complotto mondiale tra sismologi. Come fa notare nel suo blog il sismologo inglese Robert Musson, i sismologi dovrebbero essere veramente stupidi per avere un interesse a diminuire le magnitudo o la pericolosità quando ci sono interi settori scientifici che sono accusati di "gonfiare" il problema per avere più fondi (vedi la ricorrente querelle con i climatologi per l'effetto serra).
Quanto alla sismicità indotta, certo che esiste. Glielo assicura uno che ha scritto quasi la metà dei (pochi) articoli disponibili sull'argomento in Italia. Questo non significa che ora tutti i terremoti sono causati dall'uomo. Il mio blog voleva richiamare l'attenzione su un semplice numero: in Italia siamo a conoscenza di dati storici su 69 terremoti sopra magnitudo 6.3 e circa 200 oltre magnitudo 5.5. Sono capitai in periodi in cui l'uomo non poteva causare niente. Non sono numeri abbastanza preoccupanti? Oppure possiamo sperare che quello che è successo in passato non si ripeta, ma è una speranza piuttosto mal riposta.
Infine un suggerimento. Una possibile classifica della fiducia su Internet la può fare guardando se sul sito, blog o pagina che sia compaiono pubblicità o inserzioni a pagamento. Spesso si cerca l'attenzione per motivi puramente commerciali.
Se non le dispiace renderò pubblica questa lettera sul mio blog perchè penso che rispondendo a lei rispondo anche a molte altre persone.
Cordiali Saluti,
Marco Mucciarelli

martedì 18 giugno 2013

Allarmismo o prevenzione?


D... Ritengo giusto tenerla al corrente di determinate voci che corrono su pareri dati da lei e che sono arrivati fino ai giornali della campania e del lazio, allarmando non poco le persone. Magari lei ne sarà già a conoscenza, magari sarà la verità, ma ritengo giusto di chiederle una conferma o almeno informarla... Potrei sembrarle invadente e un pò pazza.
Ma so cosa vuol dire sentirsi vittima dei giornalisti che cambiano totalmente il senso delle parole, e soprattutto l'allarmismo che in maniera sporadica si avverte tra la gente.

R... La ringrazio molto della sua lettera, ma non posso leggere tutto quello che i giornali pescano dal mio blog.
Quello che volevo dire l'ho detto qui ed anche al corso per i volontari di protezione civile del progetto "Terremoto Io non rischio", campagna di cui sono tra i fondatori.
Per il resto non so cosa dirle. Io penso di fare il mio dovere per la riduzione del rischio sismico.
Oggi ho passato la giornata con colleghi per stendere un progetto europeo per una grande esercitazione di protezione civile. Domani sono a Roma per una audizione della commissione internazionale istituita dopo il terremoto dell'Emilia. Tornerò a Trieste per l'open day di sabato presso i laboratori dell'OGS dove tutti i cittadini potranno visitare un grande ente di ricerca e vedere cosa si fa nel nostro mestiere. La settimana prossima sarò due giorni in Germania in un centro di ricerca e addestramento per una riunione di esperti  a supporto della nascente protezione civile europea.
Non mi sembra di dedicare tutto il mio tempo al cazzeggio su internet per "diventare famoso" (al proposito e quanto ai guai di rendere pubbliche le proprie opinioni sono abbastanza stagionato per ricordarmi di quando andavano  di moda Andy Wahrol e Marshall McLuhan: "In the future, everyone will be world-famous for 15 minutes" e  "Publication is a self-invasion of privacy").
Forse ci sono persone che ritengono "allarmistico" scrivere sulle sigarette che il fumo causa tumori ed infarti, ma la mortalità per certe malattie diminuisce solo quando se ne parla e le si affronta.
Lo stesso è per il terremoto, che per essere reso inoffensivo richiede cittadini responsabili ed informati.
Se ci sono persone che preferiscono abbattere un pilastro in casa durante una ristrutturazione, o aumentare le aperture o addirittura costruire abusivamente, se preferiscono risparmiare sulla perizia geologica e la progettazione antisismica quando costruiscono casa, se anziché andare dal sindaco a chiedere di vedere il piano di protezione civile o la mappa di microzonazione sismica si rivolgono al primo cittadino solo per chiedere l'ennesima deroga al piano regolatore, se preferiscono pregare i loro santi preferiti e/o grattarsi metalli umani, il loro "problema terremoto" non cala, ma cresce e crescerà sempre.
Se invece ci saranno in futuro più cittadini responsabili che capiscono che non importa dove colpirà il prossimo terremoto in Italia perché tutti saremo chiamati ad occuparcene, che sanno dell'esistenza di un piano nazionale per la riduzione del rischio sismico che finanzia anche i privati che vogliono risttrutturare edifici a rischio,  che hanno appreso come comportarsi prima durante e dopo un terremoto, e che preferiscono 1000 interventi di adeguamento antisismico ad una grande opera inutile, allora avremo fatto qualcosa di utile per le generazioni future.
Del terremoto bisogna pre-occuparsene, ovvero pensarci prima.
Dopo sono solo lacrime di coccodrillo e sensi di colpa lavati con un SMS da due euro.
Di danni e vittime ne ho viste abbastanza, essendo stato sui posti colpiti da tutti i terremoti italiani con danni gravi degli ultimi 20 anni (Umbria-Marche, Pollino,  Molise, Abruzzo, Emilia) ed anche all'estero in Turchia, Grecia, Slovenia, Colombia e Nuova Zelanda. Vorrei evitare di vedere ancora molti danni e vittime nel mio paese. E' allarmismo? Non so, forse anche fumare fa bene.

lunedì 10 giugno 2013

Il prossimo terremoto forte in Italia e la Confederation Cup

Recentemente il Capo Dipartimento della Protezione Civile ha richiamato l'attenzione sul fatto che potrebbe essere imminente un evento sismico catastrofico in Italia (tipo Friuli o Irpinia, per richiamare i più recenti).
Ci sono state reazioni scomposte, da chi ha gridato all'inutile allarmismo a chi si meraviglia visto che si ripete sempre che i terremoti non si possono prevedere.
Non si tratta però di previsione (luogo, data e magnitudo precisi) quanto di una stima molto ragionevole.
In Italia ci sono stati tra il 1100 ed oggi 59 terremoti catastrofici (con magnitudo maggiore o uguale a 6.3). La loro distribuzione nel tempo è quella della figura qui sotto.

Il conto della serva ci dà una media di un terremoto ogni 900/59=15,25 anni. Ora, il terremoto dell'Irpinia nel 1980 è stato l'ultimo di questa classe di eventi, ormai 33 anni fa. Sono quindi passati più del doppio della media degli anni da quel terremoto, e già questo sarebbe preoccupante.
Le cose diventano ancora più serie se guardiamo come sono distribuiti gli anni trascorsi tra due terremoti catastrofici, dando un'occhiata al grafico sottostante.

Se guardiamo quante volte ci sono stati intervalli più corti di 33 anni scopriamo che sono stati il 90%. Dovremmo essere molto fortunati per sperare che terremoti così forti ritardino ancora molto.
Tra l'altro, 6 di questi 7 "ritardatari" sono avvenuti prima del 1600 e non possiamo escludere di esserci persi le informazioni su qualche terremoto storico. Se guardiamo i casi dopo il 1600 c'è solo un intervallo più lugo dell'attuale, i 38 anni tra il terremoto dell'Irpina del 1930 ed il terremoto del Belice del 1968. Quindi siamo vicini al periodo più lungo senza terremoti catastrofici da quando la memoria storica e completamente affidabile.
E circa le voci che girano su un forte terremoto al Sud entro due anni? (in realtà la voce è uscita l'anno scorso e quindi sarebbe rimasto solo un anno).
Vogliamo accettare la scommessa? Ragioniamo come un bookmaker. Qual'è la possibilità che per puro caso ci sia un forte terremoto al Sud nei prossimi due anni? Definiamo terremoti forti quelli con magnitudo superiore a 5.5, ovvero quelli con elevata probabilità di fare danni e feriti. Di questi eventi ce ne sono stati tra il 1000 ed il 2012 ben 250, quindi circa uno ogni 4 anni. La probabilità che ne venga uno in due anni la possiamo assumere attorno al 50%. E dove avverrà? Al Nord o al Sud?
Il grafico qui sotto ci fa vedere la distribuzione di questi terremoti forti in funzione della latitudine.

Dividendo brutalmente l'Italia in due metà quasi uguali a Nord e a Sud del 43°parallelo, si vede che al Sud sono capitati il 60% dei terremoti forti.
La probabilità che al Sud capiti un terremoto forte in due anni qualsiasi (inlcusi quindi i prossimi due) è pari al 60% del 50%, ovvero al 30%.
Non è una probabilità bassa per scommettere.
Un bookmaker darebbe una quota 3/1. Per la prossima Confederation Cup il Brasile è dato  1,4/1  la Spagna 1,75/1, l'Italia 7/1 e L'Uruguay 10/1.
Insomma c'è più del doppio delle probabilità che venga un forte terremoto al Sud nei prossimi due anni rispetto alla vincita dell'Italia in Brasile. Nessuno è tifoso, vero?

"Anomalo" terremoto in Australia

Ieri è stato registrato in Australia un terremoto di magnitudo poco superiore a 5. Sulla rete sono subito comparse dichiarazioni circa un evento raro, anomalo, inspiegabile.
Come spesso accade, sono tutte interpretazioni fasulle.
Infatti:

1) terremoti di magnitudo superiore a 5 sono tutt'altro che rari. Il cratone australiano è notoriamente il meno stabile dei continenti. Occasionalmente ci sono morti e feriti come accadde a fine anni '80 a Tennant Creek. Una lista dei terremoti forti e recenti in Australia si trova qui: http://www.ga.gov.au/hazards/earthquakes/earthquake-basics/historic.html
3) il rischio sismico dell'Australia è tutt'altro che nullo. La mappa aggiornata si trova qui http://www.ga.gov.au/darwin-view/hazards.xhtml

sabato 1 giugno 2013

Fracking a Minerbio?

Continua la notevole confusione sul temine "fracking".
L'ultima in ordine di tempo riguarda il "fracking" che sarebbe stato eseguito nel campo di stoccaggio di Minerbio (BO) nel pozzo 85DIR (tra l'altro censito come pozzo di monitoraggio e non di iniezione/estrazione)
In un rapporto pubblicamente disponibile si parla di "prove di microfratturazione idraulica ‘in situ’ (MDT Stress Test) finalizzate alla caratterizzazione geomeccanica della formazione argillosa di copertura e mirate in particolare alla valutazione della pressione di fratturazione e del relativo gradiente, oltre che dello sforzo orizzontale in situ."
Queste prove non hanno niente a che fare con il fracking per estrazione di gas.
Con i nomi inglesi Hydrofracturing test, Hydrojacket test, Packer test o Lugeon test si indicano una serie di misure condotte in foro per stabilire la resistenza meccanica delle rocce o l'orientazione degli sforzi presenti nel sottosuolo. Si tratta di prove in uso da decenni, molto utilizzate durante la costruzione di tunnel stradali o ferroviari (vedi l'esempio del tunnel sotto la Manica), condotte idrauliche o altre opere di scavo. Sono normate come prova certificata e ci sono esempi in Italia vecchi di 30 anni.
Queste prove servono per evitare problemi di crolli, di  deformazioni eccessive delle opere sotterranee, per valutare la tenuta ai fludi delle pareti. In genere si pompa acqua in pressione tra due mebrane impermeabili distanti qualche decina di centimetri che sigillano una porzione del foro di prova. Si controlla la pressione e la prova finisce quando il calo della pressione stessa tra i due sigilli indica che la roccia si è fratturata.
Insomma, prima di armarsi di browser e cercare fracking ovunque bisognerebbe avere una qualche conoscenza della lingua inglese e magari qualche nozione tecnica.

lunedì 27 maggio 2013

Intervista sul Fracking a Radio3 Scienza

Questa mattina sono stato intervistato da Radio3 Scienza sul tema del fracking ed in particolare sulla sismicità indotta da questa tecnica.
L'intervistà si può ascoltare a questo podcast.

A corredo della intervista di stamattina, aggiungo un po' di link:

Il sito della rete di monitoraggio dello stoccaggio di Collalto (TV)

Il sito-portale sulla sismicità indotta gestito da OGS

Il sito tedesco di informazione sullo shale gas in Europa

Il video del dibattito sul fracking a EGU2013

Articolo del NY Times che riporta dubbi sulla reale abbondanza di shale gas negli USA

Articolo da Oilprice.com che annuncia il declino della produzione di shale gas

Articolo dall'Examiner sulle dimissioni del CEO del principale gruppo impegnato nel fracking a causa del declino della produzione

Un sito critico sulla reale consistenza dei depositi di shale gas negli USA

martedì 21 maggio 2013

Conferenza sulla Microzonazione Sismica

Il Dipartimento di Protezione Civile ha organizzato per il 22 e 23 maggio a Roma una due giorni di dibattito sullo stato attuale della microzonazione sismica, sulla attuazione degi studi regionali finanziati dallo Stato e sulle possibili convergenze tra indirizzi e criteri per la microzonazione sismica e nuove norme tecniche per le costruzioni.
La partecipazione è ad inviti, ma tutti possono seguire gli interventi in streaming su questo sito.
Data la modalità trasparente del dibattito, speriamo che interessi ai giornalisti che vedono oscure trame dietro la microzonazione sismica.

sabato 18 maggio 2013

Cosa (ri)bolle nella Bassa?

Ho ricevuto diverse e-mail da Modena, Mantova e Ferrara circa emissioni di gas e/o fango ed altri fenomeni che destano preoccupazione nell'approssimarsi del primo anniversario del terremoto dell'Emilia. Ho chiesto lumi al dott. Giovanni Martinelli, Geochimico attivo nell'ambito del Progetto S3 coordinato dal Prof Dario Albarello sulla previsione a breve termine dei terremoti. Mi segnala che "... questi fenomeni di emissioni naturali sono frequenti in Italia. In una pubblicazione del 2012 sulle emissioni spontanee di idrocarburi in Italia, quelle gassose sono visibili in Fig.3A e 4. Un ulteriore elenco delle emissioni gassose in Italia è visibile al sito web dell'Osservatorio Vesuviano, INGV, Napoli. 
Bisogna anche considerare che molte emissioni sono andate disperse perchè autostrade, edifici di
ogni tipo le hanno coperte nel tempo storico, ed inoltre alcune emissioni possono scomparire in via definitiva o temporanea a causa dell'abbassamento della pressione dei giacimenti provocato dallo sfruttamento industriale. Occasionalmente la scomparsa o l'apparizione di emissioni gassose possono anche essere indotte dai processi di deformazione della crosta successivi agli eventi sismici ma, almeno nel territorio Italiano, accadono in prossimità o in coincidenza di luoghi già interessati da fenomeni di emissione.
Infine la letteratura scientifica è affetta da lacune nella conoscenza dei luoghi di emissione di idrocarburi anche perchè non esiste una attenzione costante e capillare sulle emissioni di idrocarburi (o anche di CO2) in tutto il territorio nazionale. Alcune aree sono oggetto di attenzione da parte di Enti di ricerca o di servizio. Altre aree sono meno studiate o monitorate".
Aggiungo da parte mia che trovo peculiare come a proporre correlazioni tra le emissioni di gas ed un terremoto di magnitudo attorno a 4 siano le stesse persone che per difendere il progetto dello stoccaggio gas a a Rivara dichiarano che non risultano emissioni gassose correlate a forti terremoti.

venerdì 10 maggio 2013

Stoccaggi, scienza ed etica


Ieri sera a Lugo (RA) ho partecipato  ad un incontro pubblico sulla sismicità indotta. Oltre alle consuete preoccupazioni attualmente molto diffuse in Emilia, c'è stata una domanda che mi ha colpito per la sua “inattualità” dato che sembrava presa da tante accese discussioni con gli altri studenti di Fisica ormai più di trenta anni fa. Non capita spesso oggigiorno di essere interrogato sul ruolo “etico” del ricercatore.
Dopo che avevo illustrato dati ed esempi sulla sismicità indotta in Italia un partecipante alla riunione mi ha chiesto se come ricercatore non ritenessi eticamente scorretto lo sfruttamento delle risorse del sottosuolo che si traducono in una vendita di un bene pubblico per un interesse privato.
La mia risposta non deve essere stata molto soddisfacente dato che ho ricevuto stamattina le considerazioni che riporto qui sotto, con il consenso di chi le ha formulate e solo leggermente sintetizzate. Potrebbe nascerne un bel dibattito...

...la sua risposta mi ha fatto molto riflettere sulla sua professione: la scienza è uno strumento, e lei è asservito alla scienza. però se come scienziato rifiuta un'etica automaticamente perde ogni sorta di umanità. Suvvia, ogni essere umano ha un'etica e ogni essere umano ha un'ideologia, una visione del mondo, altrimenti sarebbe uno struzzo.. per cui il dilemma è: "è meglio essere un bravo scienziato al servizio della distruzione o uno scienziato che ogni tanto si pone delle domande sulle conseguenze delle sue azioni?"
Lei pensa veramente che le sue azioni e le sue parole non avranno ripercussioni su nessuno? (è piuttosto difficile risultare politicamente neutri, intendendo per politica l'influenza sulle altre persone, quando si è professori universitari e direttori di un centro di ricerca)
Lei pensa veramente che data la sua posizione (di potere relativo) le sue opinioni non abbiano ripercussioni su nessuno?
Lei è certo di voler essere un mero strumento in mano al potere politico senza un minimo di senso critico?
Le chiedo queste cose perché posso capire che in pubblico non può esporsi, ma ha fatto dei pessimi esempi su come la scienza "distruttiva" ha portato a delle conoscenze … io non credo di condividere questo tipo di visione, tipico delle società autoritarie, per cui ogni cosa è giustificata dalla ricerca, dal progresso, dall'evoluzione. Questa ad esempio è un'ideologia: quella del tecnico, che però si occupa solo del suo settore.
sono deluso perché dopo una relazione così chiara e brillante non mi aspettavo una risposta del genere. Sono i bambini di 5 anni che non si prendono la responsabilità del loro ruolo sociale.... per me è comunque importante farle sapere che nessun essere umano dovrebbe annullare il proprio ruolo sociale per la carriera o la professione".

Cerco di chiarire la mia posizione, dissipando così il dubbio che io non possa esporre la mia opinione in pubblico per qualche oscrura ragione. 
Io non sono per la sovrapposizione del ruolo tecnico-scientifico con quello etico-politico.
Come fisico, non posso non concordare con la più breve ed efficace definizione di scienza che io conosca, quella data dal premio Nobel Richard Feynman: “La scienza è il potere del fare”. Al ricercatore non spetta decidere cosa è giusto e cosa non lo è, ma solo cosa è possibile e cosa non lo è. E' solo questa libertà che lo pone al riparo dall'autoritarismo e dal servilismo. Se è sorretta da una visione etica, può essere la politica a porre dei limiti alla scienza, ma non si può chiedere alla scienza di autolimitarsi. La scienza progredisce per il costante esercizio del dubbio, che è l'esatto contrario dell'adesione incondizionata ad una visione etica, religiosa e politica.
Nello specifico io rivendico il mio ruolo di esperto di un settore, non di tutto lo scibile umano, e pertanto le mie opinioni politiche valgono in democrazia quanto quelle di chiunque altro. Per riassumere il mio intervento di ieri sera, rivendico la libertà di criticare l'opacità delle compagnie industriali nel non rivelare I dati relativi alla sismicità indotta in passato da dighe, estrazioni o reiniezioni di fluidi nel sottosuolo. Rivendico anche la libertà di esprimere un parere contrario ad un progetto sbagliato come lo stoccaggio di Rivara ma altrettanto fermamente rivendico anche la libertà di mostrare che al momento l'unica rete pubblica e con dati pubblici nel primo anno di monitoraggio di uno stoccaggio gas in Italia non ha rilevato alcuna sismicità indotta. Se nei prossimi anni avremo dati diversi ovviamente ne prenderò atto.
Se avessi sposato una politica industrialista come lei sospetta, avrei detto che lo stoccaggio a Rivara è un ottima idea e che le compagnie in passato si sono comportate benissimo e che non c'è mai stato nessun problema.
Se avessi anteposto un etica ambientalista o una visione politica conseguente avrei dovuto nascondere che per il momento non avevo evidenze di sismicità indotta dallo stoccaggio di Collalto.
In entrambi i casi avrei mancato al mio ruolo di ricercatore indipendente che deve poter dire sì o no anaizzando i dati e non facendosi guidare da dei preconcetti.
Capisco che viviamo in un mondo con tendenze semplificatorie dove ad esempio per la commissione di esperti internazionali sull'Emilia la politica vede “diavoli” che devono essere bilanciati da “santi” e non basa il proprio giudizio sulla indipendenza e capacità dei ricercatori .
Io credo nel ruolo sociale del ricercatore, altrimenti anzichè sgolarmi dalle 21:30 alle 01:30 ieri sera me ne sari stato comodamente a casa mia. Ma credo che il mio ruolo sia dire le cose come stanno in ogni caso, senza dover per forza avere incontri che sono solo ricerca di consenso nel modo più facile, raccontando alle persone presenti solo cose in linea con le loro opinioni.
Posso poi pensare (come privato cittadino) che magari una tecnica che perde il 7% del gas che deve stoccare come alimentazione nel sistema di pompaggio non sia il massimo del risparmio energetico. Ma questa è una opinione politica che non deve pre-costituire il mio giudizio sulla domanda che l'organismo di controllo mi pone circa l'analisi dei dati della sismicità. Se non ci sono terremoti indotti per quest'anno, non ci sono e basta. Non li posso creare perche a me o a qualcun'altro farebbe piacere che ci fossero.
E ora, via al dibattito (o come direbbe il personaggio di Nanni Moretti “Nooo, il dibattito no!)