In questi giorni di gran caldo torna di attualità il problema del cambiamento climatico e dei gas a effetto serra. Cosa c'entrano i terremoti? Quelli naturali molto probabilmente nulla, ma sono quelli indotti a preoccupare. Negli USA è appena stato pubblicato un
articolo di Mark Zoback, noto e rispettato geofisico della Stanford University, che pone seri dubbi sulla effettiva possibilità che lo stoccaggio di anidride carbonica (CO2) nel sottosuolo sia una soluzione praticabile a causa della sismicità che si andrebbe ad attivare. Traduco le conclusioni per chi non si vuole leggere tutto l'articolo:
"Nonostante il suo enorme costo, la cattura e stoccaggio del carbonio (CCS) su larga scala è considerata una strategia praticabile per ridurre significativamente le emissioni di CO2 associate a centrali di energia elettrica a carbone ed altre fonti industriali di CO2.
Noi sosteniamo che vi è un'alta probabilità che i terremoti verranno attivati dalle iniezione di grandi volumi di CO2 nelle rocce fragili che si trovano comunemente in ambienti continentali. Poiché anche terremoti di piccole e medie dimensioni minacciano l'integrità della tenuta dei depositi di CO2, in questo contesto, la CCS su larga scala è una strategia rischiosa, e probabilmente senza successo, per ridurre significativamente le emissioni di gas a effetto serra."
In Italia la ricerca in questo settore segna il passo. La pagina dell'INGV dedicata alla CCS non fa menzione della possibilità che tale tecnica induca sismicità.
In compenso il più diffuso quotidiano nazionale dedica una pagina ad un confuso potpourri di aneddoti pre- e post-sisma, dove apprendiamo tra l'altro che: "le emissioni del gas radon, di cui tanto si parlò nel 2009 dopo il terremoto dell'Aquila, non sarebbero state di nessun aiuto in Emilia Romagna, il cui sottosuolo è privo di elementi di origine vulcanica" e che "la temperatura del terreno ha raggiunto i 50 gradi".
Peccato che proprio in Emilia-Romagna si siano raccolti i dati di un articolo sulle variazioni pre- e post-sismiche del radon già nel 1994, e che il sistema di monitoraggio dei dati idro-meteo della Regione Emilia-Romagna non evidenzi anomalie di temperatura che con il terreno a 50° (!!) dovrebbero essere notevoli.
Giusto come curiosità: l'idea di una sistematica misurazione del livello dell'acqua dei pozzi per prevedere i terremoti era stato proposto in Emilia, a Poretta Terme, già nel 1800 come racconta questo articolo.