venerdì 3 gennaio 2014

Confronto tra Matese e altre sequenze

Ho ricevuto diverse richieste di chiarimenti nei giorni scorsi, ed in particolare segnalo questa:

"Mi sono successivamente imbattuto navigando in questo articolo ... in cui il giornalista chiude così:
Infine Mucciarelli evidenzia, che la «legge di Gutenberg-Richter» stabilisce che il logaritmo del numero dei terremoti decresce linearmente al crescere della magnitudo, nel caso della sequenza del Matese, nelle prime ore le registrazioni si distribuiscono con un coefficiente significativamente più piccolo dell'unità, che potrebbe indicare il verificarsi di scosse più forti. 

Mi chiedo se la sintesi finale del giornalista fosse anche la sua sintesi ...
... può essere più "preciso" sull'anomalia del terremoto in merito al punto 3) e nello specifico sui tre strati di profondità che è andato a coinvolgere il terremoto nonostante fosse solo di magnitudo 5."

E' bene chiarire che la Legge di Gutenberg-Richter (Log (N)=a-bM) non ha un valore predittivo nel tempo. Non possiamo dire sulla base di un valore misurato oggi se ci sarà un terremoto domani o fra 10 anni. Quello che possiamo avere è una informazione sullo stato di stress o di fratturazione di una porzione della crosta terrestre. Valori inferiori all'unità del coeffciente b indicano una tendenza ad uno stato di fratturazione non molto elevato che permette quindi di ospitare all'interno di quel volume faglie abbastanza lunghe per dare terremoti forti. Quando b è molto grande (come accade per esempio nelle aree vulcaniche) significa che ci sono più terremoti piccoli perchè il mezzo è così fratturato da non poter ospitare faglie abbastanza lunghe per dare forti terremoti.

Per chiarire quanto deve essere lunga una faglia per dare un terremoto forte, riporto qui sotto una tabella tratta da Papazachos et al. (2004) che riassume le relazioni tra magnitudo del terremoto e lunghezza alla superficie e spessore in profondità della faglia responsabile:

MagnitudoSpessore (km)Lunghezza (km)
5.054
5.578
6.01014
6.51325
7.01844
7.52578
8.035138




Questo ci porta alla seconda considerazione, quella della peculiarità della sequenza del Matese rispetto ad altre osservate di recente in Italia in termini di distribuzione della profondità.
La figura qui sotto riporta il confronto tra Matese, Pollino, Gubbio e le scosse all'Aquila prima del 5.9 del 06.04.09.
Si può vedere come le sequenze di Gubbio (al momento Mmax=4.0) e del Pollino (Mmax=5) si esauriscano tra i 5 ed i 10 km di profondità. La sequenza dei foreshock dell'Aquila è leggermente più profonda, mentre il Matese è sicuramente quella che interessa uno spessore maggiore della crosta. Tra il 10 ed il 90% degli eventi sono confinati tra 9 e 23 km, ovvero per 14 km di spessore. La faglia del Matese, come tutte le faglie distensive dell'Appennino non è verticale, e quindi lo spessore lungo la faglia è maggiore di quello in verticale, a seconda dell'angolo. Questo valore si situa comunque nelle tabella precedente tra 6.5 e 7.0, confermando quindi quanto ipotizzato nel data base DiSS dell'INGV per le due faglie sismogeniche note nei paraggi, la faglia di Bojano e quella del Tammaro, con una magnitudo associata di 6.6.
In conclusione, questa sequenza è una conferma del fatto che il Matese è una zona molto pericolosa, in grado di dare forti terremoti, anche di magnituo maggiore di 6.5. Non è possibile stabilire quando questo accadrà, ma nel frattempo andrebbero poste in essere tutte le contromisure necessarie a ridurre l'impatto del terremoto, a iniziare dall'adozione dei piani comunali di emergenza. Va ricordato che sul sito dedicato della Protezione Civile risulta che in Campania solo il 39% dei comuni ne è dotato. I cittadini dovrebbero poi interrogarsi se la loro casa sia stata costruita secondo le norme sismiche vigenti all'epoca dell'edificazione e quindi recarsi in comune per conoscere lo stato degli studi di microzonazione, previsti dalla OPCM 3274/2010 e successive.

-->



























lunedì 30 dicembre 2013

Il terremoto del Matese: alcune peculiarità

La sequenza sismica che da oggi interessa il Matese mostra almeno cinque peculiarità interessanti.

1) Innanzitutto, molti non si saranno accorti che questa mattina si era mosso il margine orientale della piattaforma Apula, che con la sua rotazione causa la sismicita lungo la catena appennica. Un terremoto di magnitudo tra 4.7 e 4.9 era avvenuto nella Croazia meridionale poco prima delle 07:00 UTC. Nella registrazione della stazione sismica di Matera riportata qui sotto sono ben evidenti entrambe le scosse.
La coincidenza delle due scosse ha messo in evidenza il motore comune che è la causa di entrambe.

2) Un'altra particolarità della sequenza del Matese è che ha un tratto in comune con quella di Gubbio, che ho richiamato in un precedente post. Come si vede dalla immagine qui sotto, la sequenza è prossima ad alcune faglie censite nella banca dati DiSS dell'INGV, ma non corrisponde ad alcuna sorgente nota. Se fossimo sicuri che il catalogo delle faglie sia completo, sarebbe una buona notizia perchè non ci sarebbero da aspettarsi scosse più forti di quelle odierne. Purtoppo non si può escludere del tutto la possiblità di un terremoto su una sorgente non ancora scoperta.

3) Dalla mappa precedente, guardando la scala di colori associati alla profondità, si vede che la sequenza del Matese interessa tutti e tre i primi strati. Non è un fatto comune per una sequenza innescata da un terremoto di magnitudo inferiore a 5. Per coinvolgere livelli dalla superficie a più di 20 km di profondità servono magnitudo molto maggiori. Uno sguardo di maggiore dettaglio alle profondità disponibili sul sito ISIDE dell'INGV mostra un comportamento singolare. La distribuzione non è uniforme ma mostra due massimi distinti, come si vede dal grafico seguente.
Circa una metà dei terremoti avviene tra 9 e 11 km, poi c'è uno iato prima di un secondo massimo tra i 17 ed i 25 km di profondità.

4) La legge di Gutenberg-Richter stablisce che il logaritmo del numero dei terremoti decresce linearmente al crescere della magnitudo. La pendenza della retta è circa uno. Nel caso della sequenza del Matese, nelle prime ore la sequenza ha un coefficiente significativamente più piccolo dell'unità, come si vede dal grafico seguente.
5


5) E' uno dei primi casi per cui ci sono stati espliciti inviti alla popolazione ad abbandonare le case e non rientrare per alcuni giorni.
Se non si è sicuri che esista un piano che preveda aree di attesa e soccorso, interventi di protezione civile a livello locale e una conoscenza della vulnerabilità delle abitazioni, scappare a caso per un periodo di tempo imprecisato (3 giorni? e perché non 5 o 32?) non mi sembra una grande opzione.
Se non viene nessun terremoto forte e un anziano muore di polmonite per aver dormito in macchina? O se viene il terremoto forte e si scopre di essere usciti da una casa senza problemi per parcheggiare vicino a una che crolla? Mi sembra che i comportamenti individuali improntati al panico abbiano già prodotto dei feriti questo pomeriggio. Bisognerebbe eventualmente uscire da case vulnerabili per essere accolti in aree (tende? palasport?) appositamente attrezzate e verificate, limitando il traffico per lasciare libere le strade ai mezzi di soccorso. Come esempio da NON imitare, guardate questa foto presa da un servizio di La Repubblica.

Sostare in un vicolo stretto, vicino alle pareti degli edifici è più pericoloso che stare in casa. Molto prima che un edificio crolli, ci sono distacchi di parti non strutturali come cornicioni e  terrazzini, cadono tegole e comignoli, da altezze più che suffcienti per uccidere.
Se non si è sicuri della qualità antisismica della propria abitazione, bisogna recarsi nelle aree di attesa sicure previste dal piano di protezione civile comunale.
Se non c'è il piano, recarsi dal Sindaco e tirargli (forte) le orecchie.
Nel 2011 a Lorca (Spagna) tutte le vittime meno due furono causate da crolli di parti non strutturali che uccisero persone uscite in strada dopo un foreshock.