venerdì 10 maggio 2013

Stoccaggi, scienza ed etica


Ieri sera a Lugo (RA) ho partecipato  ad un incontro pubblico sulla sismicità indotta. Oltre alle consuete preoccupazioni attualmente molto diffuse in Emilia, c'è stata una domanda che mi ha colpito per la sua “inattualità” dato che sembrava presa da tante accese discussioni con gli altri studenti di Fisica ormai più di trenta anni fa. Non capita spesso oggigiorno di essere interrogato sul ruolo “etico” del ricercatore.
Dopo che avevo illustrato dati ed esempi sulla sismicità indotta in Italia un partecipante alla riunione mi ha chiesto se come ricercatore non ritenessi eticamente scorretto lo sfruttamento delle risorse del sottosuolo che si traducono in una vendita di un bene pubblico per un interesse privato.
La mia risposta non deve essere stata molto soddisfacente dato che ho ricevuto stamattina le considerazioni che riporto qui sotto, con il consenso di chi le ha formulate e solo leggermente sintetizzate. Potrebbe nascerne un bel dibattito...

...la sua risposta mi ha fatto molto riflettere sulla sua professione: la scienza è uno strumento, e lei è asservito alla scienza. però se come scienziato rifiuta un'etica automaticamente perde ogni sorta di umanità. Suvvia, ogni essere umano ha un'etica e ogni essere umano ha un'ideologia, una visione del mondo, altrimenti sarebbe uno struzzo.. per cui il dilemma è: "è meglio essere un bravo scienziato al servizio della distruzione o uno scienziato che ogni tanto si pone delle domande sulle conseguenze delle sue azioni?"
Lei pensa veramente che le sue azioni e le sue parole non avranno ripercussioni su nessuno? (è piuttosto difficile risultare politicamente neutri, intendendo per politica l'influenza sulle altre persone, quando si è professori universitari e direttori di un centro di ricerca)
Lei pensa veramente che data la sua posizione (di potere relativo) le sue opinioni non abbiano ripercussioni su nessuno?
Lei è certo di voler essere un mero strumento in mano al potere politico senza un minimo di senso critico?
Le chiedo queste cose perché posso capire che in pubblico non può esporsi, ma ha fatto dei pessimi esempi su come la scienza "distruttiva" ha portato a delle conoscenze … io non credo di condividere questo tipo di visione, tipico delle società autoritarie, per cui ogni cosa è giustificata dalla ricerca, dal progresso, dall'evoluzione. Questa ad esempio è un'ideologia: quella del tecnico, che però si occupa solo del suo settore.
sono deluso perché dopo una relazione così chiara e brillante non mi aspettavo una risposta del genere. Sono i bambini di 5 anni che non si prendono la responsabilità del loro ruolo sociale.... per me è comunque importante farle sapere che nessun essere umano dovrebbe annullare il proprio ruolo sociale per la carriera o la professione".

Cerco di chiarire la mia posizione, dissipando così il dubbio che io non possa esporre la mia opinione in pubblico per qualche oscrura ragione. 
Io non sono per la sovrapposizione del ruolo tecnico-scientifico con quello etico-politico.
Come fisico, non posso non concordare con la più breve ed efficace definizione di scienza che io conosca, quella data dal premio Nobel Richard Feynman: “La scienza è il potere del fare”. Al ricercatore non spetta decidere cosa è giusto e cosa non lo è, ma solo cosa è possibile e cosa non lo è. E' solo questa libertà che lo pone al riparo dall'autoritarismo e dal servilismo. Se è sorretta da una visione etica, può essere la politica a porre dei limiti alla scienza, ma non si può chiedere alla scienza di autolimitarsi. La scienza progredisce per il costante esercizio del dubbio, che è l'esatto contrario dell'adesione incondizionata ad una visione etica, religiosa e politica.
Nello specifico io rivendico il mio ruolo di esperto di un settore, non di tutto lo scibile umano, e pertanto le mie opinioni politiche valgono in democrazia quanto quelle di chiunque altro. Per riassumere il mio intervento di ieri sera, rivendico la libertà di criticare l'opacità delle compagnie industriali nel non rivelare I dati relativi alla sismicità indotta in passato da dighe, estrazioni o reiniezioni di fluidi nel sottosuolo. Rivendico anche la libertà di esprimere un parere contrario ad un progetto sbagliato come lo stoccaggio di Rivara ma altrettanto fermamente rivendico anche la libertà di mostrare che al momento l'unica rete pubblica e con dati pubblici nel primo anno di monitoraggio di uno stoccaggio gas in Italia non ha rilevato alcuna sismicità indotta. Se nei prossimi anni avremo dati diversi ovviamente ne prenderò atto.
Se avessi sposato una politica industrialista come lei sospetta, avrei detto che lo stoccaggio a Rivara è un ottima idea e che le compagnie in passato si sono comportate benissimo e che non c'è mai stato nessun problema.
Se avessi anteposto un etica ambientalista o una visione politica conseguente avrei dovuto nascondere che per il momento non avevo evidenze di sismicità indotta dallo stoccaggio di Collalto.
In entrambi i casi avrei mancato al mio ruolo di ricercatore indipendente che deve poter dire sì o no anaizzando i dati e non facendosi guidare da dei preconcetti.
Capisco che viviamo in un mondo con tendenze semplificatorie dove ad esempio per la commissione di esperti internazionali sull'Emilia la politica vede “diavoli” che devono essere bilanciati da “santi” e non basa il proprio giudizio sulla indipendenza e capacità dei ricercatori .
Io credo nel ruolo sociale del ricercatore, altrimenti anzichè sgolarmi dalle 21:30 alle 01:30 ieri sera me ne sari stato comodamente a casa mia. Ma credo che il mio ruolo sia dire le cose come stanno in ogni caso, senza dover per forza avere incontri che sono solo ricerca di consenso nel modo più facile, raccontando alle persone presenti solo cose in linea con le loro opinioni.
Posso poi pensare (come privato cittadino) che magari una tecnica che perde il 7% del gas che deve stoccare come alimentazione nel sistema di pompaggio non sia il massimo del risparmio energetico. Ma questa è una opinione politica che non deve pre-costituire il mio giudizio sulla domanda che l'organismo di controllo mi pone circa l'analisi dei dati della sismicità. Se non ci sono terremoti indotti per quest'anno, non ci sono e basta. Non li posso creare perche a me o a qualcun'altro farebbe piacere che ci fossero.
E ora, via al dibattito (o come direbbe il personaggio di Nanni Moretti “Nooo, il dibattito no!)

24 commenti:

  1. Egregio Prof. Mucciarelli, sono d'accordo con la posizione di base del bravo scienziato e del bravo ricercatore (enunciabile anche come: "non si può abolire la legge di gravità, neanche a maggioranza assoluta", oppure "fatti, non parole"), e anch'io critico ad esempio l'ENI per non rendere pubblici gratuitamente o quasi TUTTI i dati sismici e di pozzo acquisiti in permessi e concessioni rilasciate da più di un anno nel periodo in cui è stato Ente Pubblico (1953-1992), ma subito vedo che Lei si contraddice da solo. Mi spiego meglio. Lei ha fatto parte insieme al Prof. Francesco Mulargia della Commissione provinciale chiamata nel 2009 a dire no al progetto di stoccaggio sotterraneo di gas di Rivara, e la vostra adesione è stata cosciente, non frutto di coercizione. Circola voce insistente e mai smentita che gli enti pubblici di riferimento (in primis la Provincia di Modena) chiedevano preventivamente ai candidati se fossero disposti a fare anche l'impossibile pur di cercare di dimostrare in qualche modo la pericolosità o l'inopportunità del progetto di Rivara. Chi non prometteva che avrebbe detto no non veniva accolto in commissione. Se lei ed il Prof. Mulargia siete stati ammessi, vuol dire che avete promesso il vostro "supporto all'opinione politica prevalente", così dice il bando ufficiale della Commissione, senza neanche aver visto e pesato le carte del progetto, così come riformulato nel 2009, che voi eravate chiamati a giudicare in teoria serenamente ed imparzialmente. Con che coraggio, e su che dati, afferma ancora oggi anche pubblicamente che il proigetto di Rivara è "sbagliato"? La Regione Emilia Romagna, alla fine, pochi giorni prima della crisi sismica del 2012, non ha trovato di meglio che scrivere che Rivara non si poteva fare "perchè gli stoccaggi di gas provocano terremoti crostali", cosa ovviamente falsa come Giuda. La sua espressione di parere contrario al progetto Rivara sarà anche frutto di libera scelta, ma non certo di ponderata analisi tecnica e scientifica "in scienza e coscienza". Anche recentemente ho letto in fonti pubbliche suoi commenti negativi su Rivara che semplicemente non sono basati sulla realtà dei fatti. Sembrerebbe che il suo partito preso "no-gas" nei confronti del progetto di Rivara le abbia causato uno strabismo, per non dire per certi argomenti vera cecità, veramente singolare. Circa la ipotizzata mancanza di "risparmio energetico" nel caso di stoccaggi con compressori che vanno a gas, la invito a riflettere sull'intero ciclo di vita (full life cycle) del sistema gas, stoccaggi inclusi, e poi mi saprà dire se conviene costruire gasdotti da paesi lontani, magari con portata enorme, e terminali di rigassificazione in ogni angolo del paese, solo per utilizzarli a pieno per pochi mesi all'anno, o addirittura per qualche settimana in caso di grave crisi del gas d'inverno (come nel febbraio 2012). Oppure conviene realizzare stoccaggi sotterranei di gas sicuri e a costo unitario contenuto, per cercare di fare scendere il costo dell'energia in Italia.

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    1. Caro Anonimo,
      una ulteriore precisazione alle sue false dicerie.
      Ho controllato per scrupolo sul mio computer quando ho aperto per la prima volta la cartella relativa alla VIA Rivara, e la data è antecedente alla delibera della giunta. Me lo ricordavo, ma volevo esserne sicuro per smentire che io abbia dato il mio assenso all'incarico senza avere prima visto le carte.
      Ha qualche altra diceria raccolta in rete, che so, circa il mestiere esercitato da mia madre buonanima?

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    2. di quanti giorni antecedente, di grazia? Quanto tempo ci vuole per digerire compiutamente più di 3000 pagine di relazioni e rapporti tecnici, senza contare gli allegati, i profili dei pozzi e le mappe? A meno che uno l'opinione se la sia fatta, pregiudizialmente, prima, magari sulla base delle carte del vecchio progetto, magari su suggerimento di altri, peggio ancora per adesione ad opinioni politiche, proprio quelle opinioni politiche che i giornali scrivevano essere "il punto di vista prevalente delle istituzioni dell'Unione e della provincia" di Modena, ovviamente anti-deposito! Via la foglia di fico. Il Re è nudo. Controllare pure su http://www.arnetplus.it/OMO/download/Rassegna_Stampa/20090917_gazzettaMo_deposito-gas.pdf

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  2. Caro Anonimo,
    mi fa piacere che "circoli una voce insistente mai smentita", dato che non ne ero a conoscenza ed è piuttosto facile smentirla qui ed ora.
    Non esisteva nessuna opinione politica prevalente alla Provincia di Modena: alla data della nomina della commissione l'unico partito apertamente contrario era la Lega Nord, il PdL era favorevole e gli altri consiglieri e membri della giunta chiesero il supporto di esperti per (cito dalla delibera 418/09):

    "a)supportare l’espressione del punto di vista delle Istituzioni dell’Unione e della Provincia nel corso della procedura di V.I.A. anche in relazione al parere che sarà espresso dalla Regione Emilia Romagna;
    b)formulare osservazioni sulla base delle criticità riscontrate ed eventuali richieste di integrazioni alla documentazione progettuale;
    c)esaminare la fondatezza e la incontrovertibilità scientifica delle controdeduzioni fornite alle osservazioni proposte."


    Mesi dopo, a lavori terminati, le nostre osservazioni alla V.I.A. sono state approvate da TUTTI i gruppi consiliari presenti inclusi quelli che erano originariamente dubbiosi o favorevoli, con un solo voto contrario verbalizzato come tale per motivi personali.
    Se si legge il dispositivo allegato alla citata delibera noterà altresì come gli incarichi siano dati a Dipartimenti universitari con tra parentesi il nome del responsabile per ciascun ateneo. Questo significa che non si tratta di consulenze ad personam ma di attività sottoposte al vaglio dei Dipartimenti di appartenenza.
    La sua tirata sul mio coraggio, Giuda e la falsità delle affermazioni su stoccaggi e terremoti è semplcemente ridicola oppure in malafede.
    In nessuna parte del documento consegnato dalla nostra commissione ed approvato dal consiglio provinciale si trova l'affermazione da lei citata.
    Si dice invece che a Rivara, per l'assenza di un pre-esistente deposito di gas sarebbe stato necessario sovrapressurizzare un acquifero sul cui confinamento non c'erano prove certe (nel disponibile lo strato impermeabile era costituito da soli 7 m di argille) e il cui limite inferiore era a soli 500 m sopra una faglia sulla cui attività credo nessuno ora abbia dubbi. Spingere acqua a pressione nella faglia avrebbe prodotto un caso di SISMICITA' ATTIVATA (e non di semplice sismicità indotta) in cui il terremoto crostale è favorito dalla diminuzione dello sforzo normale docuto all'aumento della pressione di poro. Per quanto poi mi riguarda mi sono occupato in particolare delle carenze dal punto di vista della progettazione antisismica ed in particolare alla totale assenza nel progetto di considerazione del problema posto alle condutture in pressione causato dalla liquefacibilità del terreno. Mi sembra che oltre con coraggio lo posso dire con orgoglio, avendo posto un problema che nessuno conosceva o considerava è che si è puntualmente verificato durante il terremoto del 2012.
    Sulla sua ultima considerazione poi circa il far scendere il costo dell'energia le pongo una domanda. Se si verifica una crisi per cui arriva meno gas in un momento in cui c'è maggior richiesta, chi ha gli stoccaggio disponibili immette il gas in rete ad un prezzo inferiore al prezzo di mercato corrente in base al principio che più aumenta la domanda e cala la disponibilità più i prezzi diminuiscono? Mi sembra che la legge del mercato preveda il contrario.

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    1. Egregio professor Mucciarelli, come fa a scrivere che "non esisteva nessuna opinione politica prevalente alla Provincia di Modena"? Ci è o ci fa? La stessa Provincia fa un comunicato stampa(http://www.provincia.modena.it/page.asp?IDCategoria=6&IDSezione=4106&ID=76766) per dire pubblicamente che le istituzioni locali sono contrari al progetto di stoccaggio gas a Rivara. Lo stesso sindaco del comune interessato dichiara orgogliosamente, il giorno stesso della nomina della Commissione, prima che questa possa essersi riunita per la prima volta: "permangono tutte le perplessità su un impianto che non è previsto dalla pianificazione degli enti locali; inoltre la ripresentazione del progetto rappresenta un sostanziale riconoscimento che quello precedente, "bocciato" dalla commissione, era inadeguato e che le nostre perplessità erano fondate".
      Tutto il mondo sapeva che l'opinione prevalente delle istituzioni locali era ormai negativa sul progetto, ma Lei no??? Ci sono stati colleghi chiamati a far parte della Commissione, ma che (a loro onore) non hanno acconsentito alla vergogna di promettere un giudizio negativo. Gli stessi giornali locali scrivono infatti che c'è stato anche "qualche clamoroso rifiuto" (vedere http://www.modena.legacoop.it/rassegna/2009/09/pressline20090916_130598.pdf).

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    2. Egregio professor Mucciarelli, Nel documento consegnato dalla Commissione di cui Lei ha fatto parte effettivamente si dice che la roccia di copertura è di soli 7 metri di spessore, ma questo è esattamente quello che squalifica le conclusioni da voi raggiunte. Infatti, la roccia di copertura non è rappresentata dal solo spessore della formazione marnosa cui si allude, ma soprattutto dalle migliaia di metri di argille e marne dotate di grande sovrappressione del fluido interstiziale, cosa che fornisce grandissima resistenza alla frattura (artificiale o naturale che sia) alla roccia di copertura, e grandissima impermeabilità. L'impermeabilità di queste rocce è così grande, che nemmeno milioni di anni di terremoti precedenti ne hanno scalfito la tenuta. Tant'è vero che ci sono strati sabbiosi all'interno della coltre di copertura, dotati di significativa continuità laterale, in cui è stata misurata una pressione di strato elevatissima, a dimostrazione della estrema impermeabilità delle rocce incassanti e della mancanza di qualsiasi faglia permeabile che metta in comunicazione tali strati sabbiosi con la superficie, o con la roccia serbatoio sottostante caratterizzata da pressione ben inferiore.

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    3. Egregio professor Mucciarelli, ha qualcosa in contrario a sovrapressurizzare la roccia serbatoio in un sito di stoccaggio sotterraneo di gas naturale? Lo sa che il Decreto Ministeriale del 5 aprile 2013 (http://unmig.sviluppoeconomico.gov.it/unmig/norme/dm050413.htm) approva il piano di potenziamento del sistema italiano degli stoccaggi mediante, in misura notevole, la sovrapressurizzazione di ben 6 degli 8 maggiori siti di stoccaggio italiani, tutti gestiti dalla società STOGIT di Snam (Cassa Depositi e Prestiti)? É poi così diabolico sovrapressurizzare una roccia serbatoio? Poi, da quale rivelazione divina, o meglio, speriamo, calcolo e modellazione basata su dati tecnici e scientifici, si capisce che "spingere acqua a pressione nella faglia avrebbe prodotto un caso di sismicità attivata" nel caso specifico di Rivara? Se la Commissione ha fatto questa modellazione e questi calcoli (ammesso che ne abbia avuto tempo), perchè non li ha resi noti? É lecito ipotizzare, invece, che non ci sia nessun calcolo o modello o dato scientifico dietro alle tanto conclamate affermazioni di una presunta pericolosità dello stoccaggio di Rivara, che restano di fatto pura speculazione pregiudiziale.

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    4. Egregio professor Mucciarelli, rispondo alla sua domanda sul costo dell'energia. Premetto che chi sviluppa e gestisce un sito di stoccaggio sotterraneo di gas naturale in Italia non può essere chi compra e vende gas. Il Decreto Letta dell'anno 2000, infatti, prevede all'articolo 21 la separazione societaria tra gestore di stoccaggio e venditore di gas (http://www.normattiva.it/uri-res/N2Ls?urn:nir:stato:legge:2000-05-23;164!vig=). Quindi il giochetto cui lei accenna non funziona. Semmai, chi compra gas anche all'estero, anche sul mercato spot, se ha un contratto di stoccaggio con un fornitore di stoccaggio, può approfittare del basso prezzo che può capitare in qualsiasi stagione e mettere il gas in deposito. Se il venditore di gas è onesto, passerà il vantaggio commerciale al consumatore finale, aumentando tendenzialmente la propria quota di mercato, e quindi il giro d'affari. Tra più società di stoccaggio, la teoria economica prevede che il compra-venditore di gas preferirà la società che fa tariffe di stoccaggio minori degli altri. Nulla a che vedere con chi fornisce il servizio di stoccaggio, che al massimo può cercare di fare in modo di abbassare le proprie tariffe scegliendo un sito che possa offrire economia di scala (grande capacità di working gas) e costi di sviluppo bassi (pochi pozzi ad alta capacità iniettiva ed erogativa invece che tanti pozzi di capacità mediocre, possibilmente pochi costi di chiusura mineraria dei precedenti pozzi di produzione del vecchio giacimento inadatti allo stoccaggio, poco cushion gas da acquistare a prezzi di mercato). Un buon sito di stoccaggio costa una piccola frazione del costo di un pipeline d'importazione o una frazione di un terminale di rigassificazione, e quindi minimizza i costi di sistema che si ripercuotono sulla bolletta degli utenti finali. Con questo suo "mi sembra" ha già dimostrato che è meglio non fare affermazioni che non siano giustificabili quantitativamente.

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    5. Caro anonimo,
      mi sembra evidente che lei ci é. Il comunicato che lei cita della provincia di Modena non evidenzia alcuna posizione pregressa se non quella di un sindaco che rammenta come il progetto fosse già stato bocciato in prima istanza, il che mi risulta vero. La prima sottomissione a MinAmbiente è del 2006 ed era già stata esaminata con parere non favorevole. Noi siamo intervenuti sulla seconda sottomissione di VIA.
      Il trafiletto di giornale poi non fa alcun nome del Celestino V della situazione, e non escludo che il "gran rifiuto" magari sia stato motivato dall'essere venuto a conoscenza che non erano previsti compensi di consulenza o gettoni di presenza ma il semplice rimborso delle spese di trasferta. Io alle riunioni c'ero, lei no e quindi non mi dica che cosa si dice che si sarebbe detto.
      Quanto alle 3000 pagine, le do una notizia che la sorprenderà. Quelle che interessavano a me erano circa 60-70. Come ci si arriva? Innanzitutto dividendo per argomenti tra i vari esperti (geologia, geofisica, ingegneria mineraria, ecc..). Poi buttando le sintesi non tecniche, gli allegati copiaeincolla, le tavole che occupano 10 pagine quando potevan stare in una... Alla fine la parte interessante per la progettazione antisismica si riduceva veramente a poca cosa, ha richiesto meno di tre giorni. E non mi insegni come si fa il lavoro dato che revisiono progetti dal 1987 e nessuno degli enti nazionali o internazionali che hanno richiesto la mia opinione mi risulta si sia mai lamentato. Anche quando ho fatto notare falle importanti a persone intelligenti che hanno riconosciuto l'errore e hanno posto rimedio.
      Quanto alle sovrapressurizzazioni si legga le prescrizioni date a Sergnano che prevedono la possibilità di avere sismicità indotta ed indicano la soglia oltre la quale i cicli di iniezione devono essere sospesi e riprogrammati (M>3). Non sono d'accordo su una soglia di questo tipo per varie ragioni, ma è il ministero, non io, a dire che il rischio c'è e va gestito.

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    6. Dimenticavo..
      La frase "nemmeno milioni di anni di terremoti precedenti ne hanno scalfito la tenuta" si applica in effetti a quelle trappole dove il gas c'era. La banca dati Videpi mostra come tutti i pozzi esplorativi attorno a Rivara fossero sterili, e la spiegazione più semplice è proprio quella negata dai proponenti:
      La faglia era attiva da millenni (controlla il corso dei fiumi in maniera evidente) ed aveva rotto il deposito facendo uscire il gas. O ci sono dubbi ancora sul fatto che quella sia una faglia attiva e capace?

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    7. Egregio professor Mucciarelli, forse lei dimentica troppo. Da osservatore, mi convince assai di più l'argomentazione della forte sovrapressione delle roccia di copertura, spessa più di 1600 metri, e contemporaneamente la completa assenza di una saturazione residua di gas nella roccia serbatoio, registrata anche e soprattutto nel pozzo di vertice della struttura calcarea di Rivara, che dice che in questa struttura il gas non c'è mai stato. La sua teoria che il gas c'è stato, ma è sfuggito verso l'alto per via di crepe e setole nel "coperchio" della trappola geologica (che un sindaco locale ha addirittura affermato essere di granito, non si sa sulla base di quale allucinazione) non regge. Sembra tanto l'argomentazione scadente di un anziano geologo locale, confutata abbondantemente dal proponente dati alla mano nelle controdeduzioni consegnate a tutti gli enti pubblici interessati.
      Nessuno nega la presenza di una faglia attiva qualche chilometro sotto la struttura di Rivara, neanche il proponente, ma nemmeno sotto la struttura di Cavone di Carpi che ospita il noto giacimento di petrolio. Il giacimento di Cavone e gli stoccaggi di Minerbio e Tresigallo non sono stati danneggiati dalla crisi sismica dell’anno scorso, come non lo sarebbe stato nemmeno lo stoccaggio di Rivara, se fosse già stato in esercizio. La presenza di una faglia attiva rappresenta un pericolo per gli imprenditori che maldestramente non hanno costruito a norma (esemplare l’imprenditore che ha speso 300mila Euro per mettere a norma il suo capannone, DOPO il sisma), non per il futuro sito di stoccaggio di Rivara o altri siti già esistenti in zona.
      Lei continua a non percepire che se quegli strati lateralmente continui di arenaria situati al di sopra della roccia serbatoio nell’ambito della roccia di copertura hanno mantenuto per milioni di anni la loro grande sovrappressione, vuol dire che durante quei milioni di anni tutti i terremoti non hanno creato nessuna via di fuga, ne verso la superficie ne verso la sottostante roccia serbatoio a pressione inferiore. Questa è geologia di base, ma forse al gruppo della Commissione provinciale questo non interessava, oppure non c’è peggior sordo di chi non vuol (pregiudizialmente) sentire.
      Infine, non posso proprio insegnarle come fare un lavoro di revisione, ma forse neanche ci riuscirei se lei crede fermamente di aver fatto un lavoro completo esaminando solo il 2% del progetto, e con questa sua limitatissima analisi monodisciplinare si convince che il progetto era da buttare. Per favore non lo vada a dire il giro che leggendo sole 60-70 pagine su 3000 si possono giudicare i progetti!

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    8. La sovrapressione di cosa visto che il gas non c'era? Confondiamo il carico litologico con la pressione di scoperta dove il gas c'è?
      Ovvio che a Minerbio non ci siano stati problemi al serbatoio naturale, non ci sono stati nemmeno agli edifici più vulnerabili. A lei è nota la differenza tra spostamenti dinamici in campo lontano e spostamenti statici in campo vicino?
      E la smetta di sbandierare le 3000 pagine: a me interessa quello che NON c'era.
      Tanto per fare un esempio, nel "Rapporto Preliminare di Sicurezza ai sensi del D.Lgs. 334/99 e s.m.i.", nel capitolo "1.C.1.3.2 Cronologia delle perturbazioni geofisiche, meteomarine e cerauniche" non c'è una sola parola sul rischio sismico (e nemmeno su quello ceraunico, per essere precisi).
      Poi si possono dedicare centinaia di pagine alla tutela degli endemismi botanici dei fossi padani, ma non si risolve il problema terremoto. Problema che invece viene affrontato a singhiozzo, si dice e si nega in parti diverse degli elaborati che evidentemente non sono stati ben coordinati e rivisti.
      Ad esempio i consulenti che redigono il "Rapporto tecnico Analisi geologico-strutturale sismologica dell’area di Rivara ERS_04_0_00_R_DOG_01_00" dicono a pagina 52 che "la sovrapressione dei fluidi innescata dall’immissione del gas potrebbe abbassare la pressione efficace, il che potrebbe portare il piano di sovrascorrimento dell’anticlinale a condizioni di rottura a circa 2500-4000 m, innescando sismicità". Riconoscono anche a pagina 83 che "Un’analisi quantitativa dell’effetto della iniezione di gas nel reservoir di Rivara sul comportamento isostatico della crosta al momento non è possibile in quanto non sono disponibili
      alcuni parametri necessari al calcolo". E questo è quanto riporta anche Schlumberger nel disclaimer del loro rapporto, che è un esercizio teorico parametrico in assenza di dati sito-specifici.
      Ciononostante nelle sintesi non-tecniche il problema della possibile sismicità indotta o attivata viene completamente ignorato, arrivando a dire che mai ci sono stato casi di sismicità indotta da oparzioni su giacimenti di gas ignorando tutta la corposa bibliografia che, senza andare troppo lontano, viene dai siti olandesi di Bergemeer, Roswinkel e Groeningen. Se vuole potrei continuare, ma non adesso: tra due ore ho una conferenza a Mantova sul confronto tra dati registrati e previsioni delle norme tecniche per il terremoto dell'Emilia. Non capisco perchè gli organizzatori del Politecnico di Milano e dell'Università di Brescia abbiano invitato me e non qualche altro esperto, ma forse erano tutti occupati a redigere o a leggere migliaia di pagine tendenzialmente inutili, magari sugli "abbinamenti cromatici dei rivestimenti esterni per meglio armonizzare l'opera con il paesaggio".

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    9. Egregio professor Mucciarelli, come fa a domandare pubblicamente (e quindi masochisticamente) "la sovrapressione di cosa" !!! Lo dice la parola stessa: acquifero = portatore di acqua, che contiene acqua. Lo stoccaggio sotterraneo di gas in acquifero si fa immettendo il gas naturale in una roccia porosa e permeabile che contiene acqua (nello specifico di Rivara acqua salata a circa 60 grammi/litro). Tale acqua si trova in condizioni idrostatiche, cioè ad una pressione pari alla pressione esercitata da una colonna d'acqua alta quanto la profondità a cui si intende misurare la pressione di strato. In altre parole, alla profondità di 2500 m la pressione di un acquifero in normali condizioni idrostatiche sarà circa 250 kg/cm2 (25 Mpa, approssimativamente 250 atmosfere, circa 250 bar). Mi raccomando, non confonda questa pressione idrostatica del fluido presente nella porosità della roccia con la pressione litostatica, quella esercitata da una colonna di roccia di 2500 m sulla matrice rocciosa (il carico litologico), che è funzione della densità delle rocce sovrastanti, diciamo quindi circa 600 kg/cm2 o poco meno. Visto che a Rivara il gas non c'è (ne ce n'è mai stato, secondo le misure ed osservazioni effettuate nel pozzo San Felice sul Panaro 1), la pressione di scoperta è esattamente la pressione dell'acqua di strato presente nella roccia serbatoio, che viene assunta come pressione iniziale del sistema (equivalente alla pressione originale di scoperta del giacimento di gas, il 100% della pressione vergine del giacimento). Quindi, iniettando gas in un acquifero la pressione del gas in posto parte dal 100% della pressione originale del giacimento d'acqua salata, e lentamente, con il proseguire dell'iniezione, si innalza fino ad un valore prestabilito che può arrivare anche al 140% della pressione originale o anche di più. Se si parte da un acquifero a pressione idrostatica normale, le norme UNI europee raccomandano di non andare oltre il 170% della pressione originale. La risposta alla sua domanda, in estrema sintesi, è: la sovrapressione dell'acqua di strato. Se per caso lei si riferiva alla sovrapressione delle rocce di copertura, invece che alla sovrapressione dell'acqua nella roccia serbatoio, la risposta è la stessa, cioè la sovrapressione dell'acqua di strato nell'ambito degli strati di arenaria Miocenica sovrastanti la roccia serbatoio. Misure di pressione dell'acqua di strato fatte in corrispondenza di tali arenarie, ad esempio nel pozzo Camurana 2 da metri 2630 a metri 2660, documentano una pressione di circa 447 kg/cm2 (vedere pag. 151 del documento del proponente ERS_04_0_00_R_SUO_01_00.pdf), ben circa 183 kg/cm2 superiore alla pressione di strato normalmente attesa a quella profondità. Anche questa è chiamata sovrapressione, e questo tipo di sovrapressione indica che il pacco di roccia argillosa e marnosa che ingloba lo strato di arenaria oggetto di misura ha resistito a milioni di anni di terremoti senza perdere pressione, per via della estrema impermeabilità del pacco roccioso nel suo complesso e delle eccezionali proprietà di resistenza geomeccanica possedute. Alla faccia dei 7 metri di copertura ridicolizzati dalla Commissione Provinciale di cui lei ha fatto parte.

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    10. Egregio professor Mucciarelli, mi congratulo per la sua efficacia comunicativa. Con un solo post è riuscito ad offendere: 1) il Ministero dell'Ambiente e tutti gli ambientalisti d'Italia che tanto si danno da fare per preservare esattamente gli endemismi botanici da lei svillaneggiati; 2) il Ministero dei Beni ed Attività Culturali, ponendo in ridicolo (come lei già fece del resto in occasione di presentazioni pubbliche nel passato) gli abbinamenti cromatici dei rivestimenti esterni degli edifici il cui studio è richiesto dalle sovraintendenze locali; 3) i colleghi del Politecnico di Milano e dell'Università di Brescia, colpevoli di leggere pagine inutili anche se nessuno glielo ha mai chiesto; ed infine 4) i nostri lettori dotati di intelligenza e senso critico, criticando sia quello che non c'era, sia quello che c'era ma semplicemente esulava dal suo ambito professionale (se per questo, nella documentazione del proponente manca anche la discussione della stabilizzazione del campo di stress compressivo dovuto all'aggiungere massa in un certo luogo, e tante altre cose che tralascio per brevità).
      Ben quattro piccioni con una sola fava.

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    11. Caro Anonimo,
      la ringrazio per le congratulazioni. Infatti:
      1) gli ambientalisti di Italia mi invitano spesso per parlare di questioni di un ordine leggermente superiore del problema, perchè ambientalista non fa rima con deficiente e tra la pericolosità sismica (naturale o indotta) e il disagio del rospo smeraldino capiscono che c'è un ordine di priorità.
      2) Se vuole, come docente ad un corso per archeologi, le posso raccontare nefandezze ben maggiori del MIBAC, tipo aver portato alla luce una villa romana con tepidarium decorato da mosaici geometrici e poi non avere i fondi per richiudere lo scavo e lasciare il tutto a deteriorarsi alle intemperie. Non so lei, ma io preferirei un sistema di tubi fuori terra magari verniciati in rosso ma su appoggi in grado di accomodare liquefazioni e lateral spread piuttosto che averli ben sotterrati o acconciamente verniciati ma esposti al sisma.
      3) A parte il fatto che io parlavo di ipotetici superesperti che non si muovono se non li pagano, non si preoccupi della mia reputazione in ambiente universitario. Sono già ampiamente noto come un rompiballe, rissoso ed incapace di tenere per sè le proprie opinioni quando l'opportunità accademica lo imporrebbe.
      4) I NOSTRI lettori? Amico caro, i lettori sono quelli del MIO blog che la ospita senza alcuna moderazione del post (cosa non tanto frequente sul web). A giudicare dalle statistiche degli accessi non mi sembrano tanto disgustati. Apra un blog anche lei, e sarò felice di confrontarli con i SUOI lettori.
      O forse no, continui a cercare di avere qui l'ultima parola, io mi diverto. Però trovi argomenti un po' più interessanti e pertinenti. Ad esempio, non ha nulla da ribattere sui virgolettati del mio post precedente anzichè preoccuparsi di chi io offenderei secondo lei?

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    12. Quanto al problema della (presunta) impermeabilità allego quanto scritto dai colleghi del Politecnico di Torino e dell'Università di Bologna che si sono occupati della revisione di quella parte della VIA:
      "Tenuta della copertura ‘Marne del Cerro’
      L’ipotesi di impermeabilità della copertura rappresentata dalle ‘Marne del Cerro’ non è sostenuta dai valori di RQD risultanti dalle analisi sulle carote prelevate al pozzo Bignardi 1 dir.
      Le due carote prelevate nella formazione delle ‘Marne del Cerro’ al pozzo Bignardi 1 dir, alla profondità di 3215-3224 m MD e di 3241-3250 m MD, presentano un RQD rispettivamente del 42% e 65%, in linea con i valori riscontrati dai carotaggi effettuati nella parte alta della formazione ‘Calcari di Noriglio’ (carote n° 6-7, alle profondità di 3349-3354 m MD e 3384- 3391 m MD), che presentano RQD rispettivamente pari a 45% e 57%, e ‘Rosso Ammonitico’,
      carotato nell’intervallo 3274-3283 m MD, con RQD pari al 57%.
      Si fa notare che alle formazioni ‘Calcari di Noriglio’ e ‘Rosso Ammonitico’ vengono attribuite dal proponente (IGM s.r.l. ora Erg Rivara Storage S.r.l.) proprietà di reservoir (paragrafo 2.1, punto c, tabella 1 dello ‘STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE’), mentre le ‘Marne del Cerro’ sono indicate come roccia di copertura.
      Una nota a parte merita la reiterata considerazione del proponente (IGM s.r.l. ora Erg Rivara Storage S.r.l.) che si è raggiunta una sovrappressione del 192% durante la fase di perforazione senza indurre fatturazioni. Questa informazione può essere senz’altro indicativo che localmente la copertura ha caratteristiche di resistenza geomeccanica sufficienti a contenere il gas alle pressioni di lavoro ipotizzate, ma il dato non può essere automaticamente esteso a tutta la copertura senza il conforto di ulteriori indagini, che confermino le proprietà
      alla scala dell’acquifero. Rimane inoltre da accertare la tenuta idraulica della roccia di copertura, che richiede misure di threshold pressure (eseguite in laboratorio su carote), ovvero della pressione di soglia alla quale il gas inizia a spiazzare l’acqua e ad infiltrarsi nelle argille, soprattutto in considerazione dello spessore delle ‘Marne del Cerro’, che al pozzo San Felice
      sul Panaro 1 (di fatto l’unico punto di controllo) è limitato a 7 metri."

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    13. Giusto per essere precisi, caro Anonimo, non è che i suoi commenti attirino schiere di "nostri" lettori. Nei contatti di oggi fanno un decimo del successo di altri argomenti, e forse anche meno visto che in quei contatti ci sono almeno 4 accessi miei e 3 suoi...

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  3. Un medesimo essere umano assume differenti ruoli nel momento in cui svolger lavori diversi. Fare ricerca scientifica, divulgare la conoscenza, tradurre le conoscenze tecnico-scientifiche ai non esperti di dominio al fine di assumere delle decisioni o prendere direttamente parte al processo decisionale, anche se giocati dalle medesime persone, sono ruoli molto diversi e non è detto che il saper fare bene uno di questi compiti voglia dire anche essere bravi negli altri.
    La scelta da parte di ciascuno dei confini da dare alla propria attività è molto delicata e deve essere calibrata con oculatezza. Certo è che ultimamente non si osserva solo lo sconfinamento del tecnico o scienziato nel campo della scelta politica, ma anche il processo inverso, ovvero lo sconfinamento dei politici o semplicemente dell'opinione pubblica nella scienza, che spesso si concretizza con un diffuso atteggiamento antiscientifico o pseudoscientifico; e in questo caso il tecnico viene tirato per la giacchetta e spesso e costretto a scendere in campo, rendendo molto confuso il proprio ruolo.
    Purtuttavia il ruolo di traduttore spesso è ancora più importante di quello della ricerca pura, in quanto la conoscenza scientifica è vana se non viene concretizzata nella vita quotidiana.

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  4. http://gazzettadimantova.gelocal.it/cronaca/2013/05/15/news/il-mistero-del-gorgoglio-che-esce-dalla-terra-guarda-il-video-1.7069690

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    1. La risposta è qui: http://tersiscio.blogspot.it/2013/05/cosa-ribolle-nella-bassa.html

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  5. Qui sopra un linkbdi un fenomeno recente nel mantovano

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  6. "Al ricercatore non spetta decidere cosa è giusto e cosa non lo è, ma solo cosa è possibile e cosa non lo è. E' solo questa libertà che lo pone al riparo dall'autoritarismo e dal servilismo."

    questa opinione è alquanto discutibile: basti pensare a quanto la scienza negli stati uniti abbia contribuito alle più grandi catastrofi del dopoguerra (vietnam, cambogia, iraq 1 e 2, korea, ecc). basti pensare che la germania nazista era al top in diverse scienze, e molti scienziati sono stati utilizzati dal regime come sappiamo.

    io so che qualunque medico di buon senso le direbbe "per prima cosa, non nuocere".
    se questa massima si applica alle scienze mediche, perché secondo lei siamo liberi di nuocere al nostro pianeta e alle persone che lo abitano senza limiti e senza rimorsi?
    io credo che il limite che un medico si da nell'applicare una terapia dovrebbe essere lo stesso che qualunque scienziato dovrebbe porsi davanti a una nuova scoperta, dovrebbe chiedersi: "quale sarà l'impatto di questa cosa sulle persone? e sul pianeta?"

    il fatto di non usare l'etica da un punto di vista pragmatico, economico e utilitaristico è sicuramente più vantaggioso, ma pone la scienza in maniera superpartes, quando in realtà non lo è. ogni scienziato ha un'estrazione sociale, un background culturale, un'opinione politica e un'ideologia (dubito che esistano scienziati anti-capitalisti ad esempio), simpatie ed antipatie. questo elevarsi a preti del "si può fare" vi mette in una condizione molto più religiosa di quel che pensate.
    sul resto della discussione è stato più chiaro e mi è piaciuto ciò che ha scritto.
    ma sul ruolo dello scienziato penso che non troveremo mai un punto di accordo.
    con rispetto.

    federico

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  7. Un'autorità – politica o no – è portata ad eludere le sue responsabilità
    quando trova esperti che, con i loro giudizi, le consentono tale elusione.
    Attese le conseguenze drammatiche che i giudizi dei periti di parte
    possono avere sull'andamento dei fenomeni sotto indagine, è doverosa
    da parte di detti periti la più spassionata obiettività.
    E' senz'altro spiegabile che un esperto sia portato, anche in perfetta
    buona fede, ad esprimere giudizi favorevoli alla parte che lo ha
    interpellato. Non è però giustificabile che a questo fine vengano citati
    dati...non doverosamente controllati”.
    Pietro Caloi, impari , caro anonimo.

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  8. Ecco un collega inglese (climatologo) con il quale mi trovo molto d'accordo:
    http://www.theguardian.com/science/political-science/2013/jul/31/climate-scientists-policies

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