domenica 26 gennaio 2014

Alluvioni, terremoti ed il gregge espiatorio

 A una settimana dall'alluvione in provincia di Modena, mi sembra che sia scattata la caccia al capro espiatorio mentre in pochi si rendono conto che in realtà si tratta di un gregge.
Capisco le esigenze di semplificazione, ma non si può avere un quadro completo delle cause senza un elenco esaustivo che vada oltre la singola possibile responsabilità.
Nell'elenco andrebbero comprese:
  1. tentativo storico di rendere una pianura alluvionale non più tale
  2. precipitazioni eccezionali
  3. crollo dell'argine per scarsa manutenzione
  4. subsidenza
  5. controllo tettonico della morfologia
  6. il terremoto del 2012
Andiamo per ordine:
  1. la Pianura Padana è tale perché le alluvioni nei millenni hanno depositato sedimenti in quella che era una enorme valle tra le propaggini degli Appennini e quelle delle Alpi. Almeno dai tempi della civiltà delle Terramare  l'uomo ha arginato e deviato i fiumi, con alterne fortune, per impedire che le alluvioni invadessero campi coltivati e case. L'assetto attuale é innaturale, con fiumi pensili che portano al Po i sedimenti degli appennini consentendo l'espansione del delta ma diminuendo l'apporto dei sedimenti in pianura.
  2. I fenomeni meteorologici dello scorso fine settimana sono un convincente esempio dei mutamenti climatici: temporali come in estate, niente neve sull'Appennino e acqua come nel 1966. Lo spiega benissimo Luca Lombroso in questo sito
  3. L'argine è crollato per colpa delle nutrie o del gambero della Louisiana? Diciamo che anche la scarsa manutenzione con invasione di vegetazione arborea ha dato una mano, come testimoniato da questo sito che confronta foto di varie annate tratte da Google Earth.
  4. La subsidenza della pianura padana emiliana ha aiutato il ristagno delle acque. Qui si entra in un discorso a sua volta complicato, dato che parte della subsidenza è dovuta ad attività umane di estrazione di fluidi dal sottosuolo, ma parte deriva dalla naturale compattazione dei sedimenti che non è bilanciata dall'apporto di nuovo materiale (vedi punto 1).
  5. A contribuire al ristagno delle acque è anche il controllo tettonico della morfologia. Come si vede dalla immagine qui sotto, tratta da un lavoro di Burrato ed altri del 2004, la presenza di strutture sepolte ancora attive può catturare o allontanare i fiumi. La zona alluvionata è quella dove Secchia e Panaro sono più vicini perché attratti da una zona in sprofondamento tettonico, per lo stesso motore responsabile del terremoto del 2012.



  6. Infine, come ricordato anche in questo sito, il terremoto del 2012 ha modificato l'assetto della pianura causando un sollevamento nella parte Nord, dove dovrebbero defluire le acque, ed un abbassamento proprio nella zona dove l'acqua ha ristagnato.

    In conclusione, per trasformare un fenomeno naturale in disastro l'uomo si da da fare in molteplici modi, per incuria, omissioni, errori, o semplicemente perchè pensa di controllare forze che nella loro lenta evoluzione non sembrano avere la potenza che mostrano poi all'improvviso.

9 commenti:

  1. Non dimenticherei il surriscaldamento globale fra le cause dell'aumento di fenomeni estremi (quest'anno abbiamo visto filippine spazzate via da un categoria 5 con venti a 300 km/h, 87 tornado in 1 settimana nel midwest in un periodo in cui non ce ne sono, -35°C negli USA-Canada, alluvione in Sardegna, ...).
    Quanti mm di pioggia sono caduti a Modena? bisognerebbe consultare gli annali pluviografici.

    Video: 60 anni di surriscaldamento globale nel video della NASA
    http://nuove-energie-rinnovabili.blogspot.it/2014/01/60-anni-di-surriscaldamento-globale.html

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  2. Gentile professore apprezzo sempre gli interventi che fa in campo sismologico ma credo che in questo suo ultimo intervento non abbia colto ciò che veramente è accaduto e la motivazione. E' stata una rotta d'argine che ha provocato l'alluvione nel modenese con tutto il disastro che ne è conseguito. Se questa non avveniva la piena passava come tante altre volte senza provocare danni. Le rotte d'argine si sono verificate anche in passato sul Secchia... almeno credo 40 o 50 anni fa. Queste rotte si possono verificare per diversi motivi, tra i quali: per sormonto, per filtrazione del corpo arginale, per sifonamento, per sfiancamento ed erosione. Escludendo il sormonto poichè come è stato possibile vedere dalle immagini l'argine anche nella zona adiacente alla rotta non presentava aree bagnate e con deposito limoso marroncino (anche per i livelli raggiunti dall'acqua), escludendo lo sfiancamento in quanto il tratto è rettilineo e non in botta e cioè nella parte concava di un meandro, escludendo il sifonamento che in genere si manifesta nei tratti terminali del corso arginato e in confluenza Po per la maggiore permanenza delle acque all'interno dell'arginatura e maggiore gradiente idraulico, non rimane che supporre una filtrazione attraverso il corpo arginale. Questa non si è manifestata nelle piene precedenti (e di piene così ce ne sono almeno una all'anno) e quindi è accaduto qualcosa di recente e l'ipotesi di tane o scavi operati da roditori è la più plausibile. Ma le filtrazioni se vengono prese in tempo si possono tranquillamente contrastare e si evita così la rotta d'argine a differenza dello sfiancamento o sormonto.
    Quindi cosa c'entra la subsidenza? Cosa c'entrano le precipitazioni eccezionali? Cosa c'entra il controllo tettonico della morfologia? A proposito il lavoro di Francesco Burrato ha tenuto conto delle modifiche fatte dall'uomo al corso d'acqua? Ho anche ascoltato teorie (pubblicazioni) bizzarre, di tipo tettonico, sulla cattura del fiume Reno da parte del Po quando è stranota l’opera idraulica (eseguita a più riprese) fatta al fine di deviarlo sul Po per salvaguardare un'area soggetta a periodiche inondazioni.
    Il tratto rettilineo in cui è avvenuta la rotta è un drizzagno! Non è l'andamento naturale e anche un occhio inesperto lo capisce. Cosa c'entra inoltre il terremoto del 2012? Essendo stato l'Ufficiale Idraulico di quel tratto arginato dal 1995 al 2000 non ricordo fontanazzi (principi di sifonamento) in quella zona malgrado le diverse piene avutesi con livelli anche superiori a quella che ha prodotto la rotta dell'argine e posso dire con sicurezza che la mancanza del presidio idraulico e del servizio di piena come prevede la legge porta a tali conseguenze, come nel Natale del 2009 per la rotta del fiume Serchio nella provincia di Pisa. Anche in quel caso filtrazione documentata da foto e nessuno che è intervenuto per contrastarla... c'era chi fotografava ma nessuno interveniva. La manutenzione dell'argine attraverso lo sfalcio periodico avrebbero portato meglio ad evidenziare la filtrazione ed eventuali cavità prima della piena, ma la ragione principale è che non si è intervenuti quando si poteva.
    L'abbandono del presidio costante del territorio (le figure dell'Ufficiale Idraulico e del Sorvegliante Idraulico sono praticamente sparite dalla Pubblica Amministrazione) favorite anche da quegli accademici che sostengono che le piene si possono gestire con le previsioni meteo e la modellistica stando seduti davanti ad un computer è il principale motivo delle ultime catastrofi idrogeologiche che si sono verificate sul territorio italiano.
    Alessandro Venieri

    P.S. dovrò sentire Carmine Lizza perchè in base a quanto ha dichiarato probabilmente anche lui non ha capito ciò che è accaduto.

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    1. Mi correggo logicamente la teoria della deviazione del fiume Reno riguardava non la cattura del fiume Po ma la deviazione verso sud-est notoriamente dovuta ad una opera idraulica eseguita durante il papato di Benedetto XIV tramite la Sacra Congregazione delle Acque (1767), per cui fu disalveato nell'ultimo tratto scavando un canale artificiale di circa 30 km detto appunto Cavo Benedettino (una prima volta costruito tra 1745 e il 1749 poi dopo una alluvione riscavato).

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    2. Certo che l'alluvione è stata causata dalla rottura dell'argine, ma perchè le acque hanno ristagnato per tanto tempo senza defluire? In altri casi (Orvieto, Grossetano, Metapontino, Tarantino, Sardegna) 24-48 ore dopo l'alluvione non c'erà più acqua sul terreno.Qui si sono dovute installare idrovore e aprire brecce in argini e canali, e questo non si spiega con la semplice rottura di un argine.

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  3. Si ma allora perchè ironizzare sulle nutrie associandole al gambero della Louisiana come se fosse una scusa accampata per coprire cosa? poi il problema principale è stato il ristagno di acqua o la venuta dell'acqua? nella Pianura Padana il ristagno d'acqua non è una cosa strana e non è associabile alla Sardegna, al Grossetano o al Tarantino. Infatti se esistono le idrovore un motivo ci sarà. Con quale velocità si manifesta tale subsidenza (antropica e non) e quante rotte d'argine nel frattempo si sono avute con relativi allagamenti e ristagni? Non è questo il problema, che, tra l'altro, se si vuole continuare a vivere in quelle zone non trova soluzione. Il problema è che si poteva intervenire sulla filtrazione e non si è fatto, come per la rotta del fiume Serchio in Toscana il 24 dicembre 2009 e anche il quel caso centinaia di milioni di euro di danni non per il ristagno dell'acqua ma per la venuta dell'acqua, ed ancora per la rotta del fiume Frassine in provincia di Padova nel 2010. Questo è il problema di cui non si discute professore e certo se poi si ironizza sulle nutrie, si parla di precipitazioni eccezionali (l'anno scorso la piena del Secchia ha raggiunto livelli più alti), subsidenza o di terremoto, si sposta l'attenzione altrove. La riduzione del personale idraulico fino all'estinzione di tale figura professionale è sta anche incentivata da quella classe di accademici che ritenevano inutile tale figura sul territorio in quanto i loro modelli previsionali idrologici e idraulici erano sufficienti a garantire la sicurezza idrogeologica del territorio. La dimostrazione è nella creazione dei Centri Funzionali e dei connessi Centri di Eccellenza strutture prettamente inutili se non c'è il presidio locale del territorio fatto da personale competente. E come avere un ospedale attrezzatissimo per la diagnosi di malattie ma sprovvisto del pronto soccorso. Ai volontari di Protezione Civile non si può delegare tale responsabilità.
    Nel 2004 su una rivista di Protezione Civile - Sicurezza Civile numero di ottobre-novembre 2004 - scrissi le stesse cose e continuerò a scriverle per chi ha voglia di pubblicarle, alla prossima e sicura alluvione per rotta degli argini o comunque per mancanza del presidio territoriale.

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  4. 1) Il gambero della Louisiana non fa ridere, non è associato alla nutria per ironizzare. Nel Nord Est è considerato la causa di guasti tanto da meritare tesi di laurea, conferenze e avvisi della protezione civile: http://www.protezionecivile.fvg.it/ProtCiv/GetDoc.aspx/61440/scheda%20gambero%20rosso.pdf.
    2) Già nel 2002 è stato pubblicato un articolo che correlava le zone a più frequente esondazione con subsidenza naturale, antropica e deformazione tettonica, Carminati e Martinelli, Engineering Geology: http://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0013795202000315

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  5. Professore il problema del crollo dell'argine del Secchia non è né la nutria e né il gambero della Lousiana, nè il terremoto, ma semplicemente il mancato servizio di piena e di controllo delle arginature come la legge prescrive e come da diversi anni non si svolge più in Italia. Questo di recente è avvenuto anche nel fiume Serchio in provincia di Pisa e sul fiume Frassine nel padovano.
    Associare tale alluvione alla subsidenza è una emerita sciocchezza, è come associare il terremoto emiliano al fracking, in quanto l'alluvione non è avvenuta per sormonto delle arginature, anzi la piena al momento della rotta aveva più di un metro di franco dalle arginature, e la pubblicazione non aggiunge nulla a quanto è accaduto. Feci eseguire nel 1999, numerose sezioni topografiche trasversali al corso d'acqua arginato (dalle origini delle arginature presso la cassa d'espansione fino alla confluenza con il Po) negli stessi punti di 10 anni prima e le quote, riferite al livello del mare, non mostravano significative differenze se non un naturale innalzamento delle golene dovute al trasporto solido, così anche i profili longitudinali degli argini, al fine di individuare, per poi intervenire, eventuali corde molli (abbassamenti di quota e quindi di franco), anche il thalweg non subì sostanziali modifiche.
    Troppo spesso in alcune pubblicazioni si associano alluvioni o deviazioni dei corsi d'acqua a soli fenomeni tettonici senza tener conto dell'attività dell'uomo, senza fare una seria ricerca storica sulle principali opere realizzate (soprattutto in tali zone padane) o senza tener conto del trasporto solido e della maggiore propensione all'erosione di alcune rocce (per esposizione dei versanti o litologia), non dico anche della forza di Coriolis ma almeno di questi elementi fortemente condizionanti bisognerebbe tenerne conto per evitare di scrivere cose prive di senso e poco utili ai fini pratici. Capisco che c'è a volte una corsa alla pubblicazione a tutti i costi però....Questa è una materia multidisciplinare nella quale l'idrologia, l'idraulica, le costruzioni idrauliche realizzate e lo studio del trasporto solido giocano un ruolo fondamentale e in alcuni casi dominante sulla dinamica di un corso d'acqua.

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    1. Dimenticavo anche la funzione delle conoidi recenti, le quale reincise e con passaggio da corso tipo braided ad unicorsale meandriforme, hanno determinato la direzione attuale dello sbocco in pianura dei principali corsi d'acqua Secchia e Panaro portandoli ad un certo punto a convergere. Per aver idea dell'evoluzione geomorfologica dei corsi d'acqua nel modenese magari si potrebbero leggere le note illustrative del foglio CARG n. 201 di Modena dalle quali si capisce che nei tratti arginati a partire dall'epoca romana l'azione dell'uomo è stata determinante per configurarne l'assetto attuale:
      http://www.isprambiente.gov.it/Media/carg/note_illustrative/201_Modena.pdf

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