Ci vorranno alcuni mesi prima di poter leggere le motivazioni della
sentenza che oggi ha modificato le condanne inflitte in primo grado
ai membri della Commissione Grandi Rischi ed ad altri esperti
presenti alla riunione all'Aquila pochi giorni prima del terremoto
del 2009.
In attesa di conoscere in dettaglio cosa ha convinto i
giudici ad assolvere 6 imputati su 7, si possono comunque fare alcune
considerazioni.
La sentenza di primo grado ipotizzava un accordo tra tutti i
partecipanti per un esito concordato della riunione verso una
“rassicurazione” della popolazione che avrebbe costituito la
causa di numerosi decessi di persone che avrebbero abbandonato il
loro atteggiamento prudenziale nei confronti degli eventi sismici,
ravvisando anche una comune causa “antropologica” nei
comportamenti dei cittadini.
La sentenza di appello stabilisce differenze sia di ruolo tra gli
imputati che di comportamento delle vittime. Viene condannato infatti
il solo ex vice capo dipartimento della Protezione Civile, stabilendo
così una distinzione tra esperti di rischio sismico e comunicatori
del rischio stesso, e la condanna riguarda un reato che avrebbe
causato solo parte delle vittime. Ribadendo che è necessario
aspettare le motivazioni della sentenza e la decisione della Procura
dell’Aquila circa il rinvio a giudizio del Capo Dipartimento che
non era tra gli imputati, si possono comunque smentire tutti coloro
che in queste ore lamentano che con questa sentenza le morti a
L'Aquila non avrebbero più alcun responsabile. Questo non è vero,
perché con molto meno interesse dei media e della rete si sono
celebrati diversi processi a progettisti e costruttori mentre altri
sono ancora in corso. Ricordiamo che per il crollo della Casa dello
Studente ci sono state quattro condanne, per il crollo della
Facoltà di Ingegneria dell’Università dell’Aquila due condanne
e per i crolli degli edifici privati di via Francesco Rossi e via
Sturzo altre due condanne.
Si è così stabilito che il principale nesso causale con la morte
delle vittime erano i crolli dovuti alla cattiva qualità di
progetti, costruzioni e ristrutturazioni, verità ovvia e scomoda,
poco assolutoria per i molti che avrebbero dovuto vigilare, che hanno
speculato o che semplicemente si erano disinteressati del problema
sismico pur vivendo in una città con una elevata pericolosità
sismica.
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